Il campanello d’allarme era già suonato in settimana, quando la commissione competente – la quarta: edilizia e patrimonio – della I^ Circoscrizione aveva rimandato indietro la delibera con 4 voti contrari, 3 astenuti e zero favorevoli chiedendo al Consiglio ulteriori analisi. Ieri sera la bocciatura, a maggioranza, del Permesso di Costruire relativo alla “Valorizzazione comparto immobiliare denominato Garibaldi 1 – sito in Verona – Via Garibaldi, Via Sant’Egidio, Via Emilei e Via San Mamaso” presentato da Patrizia Immobiliare. Sul progetto si è spaccata la maggioranza con l’astensione della Lega sul progetto, alla fine i voti contrari sono stati 5, gli astenuti 5 e i favorevoli 4.
La società lussemburghese scrive nella presentazione che “… Il progetto è finalizzato all’ottenimento delle autorizzazioni necessarie a perseguire i nulla osta al restauro e cambio d’uso dall’attuale destinazione direzionale ad alberghiera di tutto il complesso immobiliare, con il ricorso alle modalità previste dallo Sblocca Italia …”.
Sottolinea Michele Bertucco: «E qui sta il primo problema, non si capisce come sia stato portato all’attenzione della Circoscrizione un progetto che è in contrasto con le norme urbanistiche attuali che vietano nel centro storico di Verona l’insediamento di nuove strutture alberghiere. Gli uffici comunali avrebbero dovuto restituire ai proponenti il progetto in quanto in contrasto con le normative esistenti. Provi un privato a presentare agli uffici edilizia privata del Comune di Verona un progetto che è in contrasto con le norme di legge e se lo vedrà restituire senza nessun approfondimento. Qui, invece, si fa esattamente il contrario, si valuta un progetto che fino a quando il consiglio comunale di Verona non concederà la deroga in base al cosiddetto “Sblocca Italia” e non dichiarerà la pubblica utilità è contro legge. Secondo problema, non si parla più di Piano Folin, ma di spezzatino del Piano Folin in quanto i progetti vengono presentati a pezzi senza una valutazione complessiva degli effetti. Cosa succederà in Via Garibaldi, 2 e a Palazzo Franco Cattarinetti o all’ex Monte di Pietà?»
Conclude Bertucco: «Sulla trasformazione dell’ex Direzione generale di Cariverona e poi di Unicredit, operazione calata dall’alto e portata avanti con gli strumenti non partecipativi dell’urbanistica in deroga dello “Sblocca Italia”, spicca la profonda ambiguità del ruolo della Fondazione Cariverona. L’operazione è marchiata Cariverona quando fa comodo sfruttare il prestigio e l’autorevolezza della Fondazione, ma nei documenti troviamo sempre e soltanto il nome della lussemburghese Patrizia Immobiliare dal momento che la Fondazione non può, per statuto, gestire questo tipo di operazioni immobiliari la cui è natura è evidentemente ed esclusivamente di tipo speculativo».
Per Tommaso Ferrari e Pietro Giovanni Trincanato di Traguardi: «La bocciatura del permesso di costruire per il progetto di valorizzazione dell’isolato ex Cariverona, dove dovrebbe sorgere l’hotel di lusso al centro del Piano Folin portato avanti da Comune e Fondazione Cariverona, non ci stupisce, perché non basta avere la maggioranza in Circoscrizione per far digerire qualsiasi progetto ai cittadini. Specie se la maggioranza è quella che sostiene l’amministrazione Sboarina, divisa e impegnata in lotte fratricide che lasciano la città in preda agli scontri fra i partiti. Ma la bocciatura, frutto dell’astensione della Lega, non fotografa soltanto il fallimento dell’amministrazione cittadina: è anche il frutto scontato e prevedibile di un modus administrandi arroccato e opaco, che sui giornali sbandiera proclami infarciti di termini alla moda come “partecipazione” e “rigenerazione”, ma nella pratica non sa portare avanti una vera pianificazione urbanistica».