Una sinistra che ha paura del popolo non è più sinistra. E allora che cos’è? Se lo deve chiedere chi si sente “di sinistra”. Soprattutto chi – ne conosco e li stimo- che al Pci, al Psi & affini hanno dedicato un pezzo di vita. E anche quei giovani in buonafede che a “sinistra” ci si sono ritrovati con motivazioni diverse.
La sinistra è al governo dal 2011, quando Napolitano, d’accordo con Bruxelles, sostituì Berlusconi, che aveva vinto le elezioni, con Monti, che non aveva neanche un voto. Un colpo di stato mascherato. Questo l’incipit della sinistra al governo. Quanto di meno democratico si possa immaginare. A meno che la sinistra non abbia rinunciato alla democrazia. E allora deve cambiare nome alla casa madre.
Già questo dovrebbe bastare per dissociare la sinistra – quella autentica- dal processo politico che ha portato al governo personaggi come Monti, Letta, Renzi e Conte: tutti privi del consenso elettorale. Ma non basta. L’avversione al volere popolare è tale che il ricorso alle urne, che è l’essenza della democrazia, è presentato come un sventura. Il massimo lo abbiamo raggiunto con Conte, cui Mattarella affidò il governo per non andare al voto. Al primo giro Salvini cadde nella trappola. Ci mise un anno per capire l’errore. Poi, sempre per evitare le elezioni, arrivò il governo giallo-rosso. Adesso che Conte non ha più la maggioranza e non può più governare Mattarella, dopo aver tentato tutto, non ha più scuse. A giugno comincia il semestre bianco in cui è vietato votare. Ma prima si può. Il covid non è un alibi. Le elezioni le vincerebbe il centrodestra che potrebbe fare un governo basato su un forte consenso popolare. Che sinistra è quella che ha paura del popolo? Il Capo dello Stato deve scegliere fra le elezioni e la devastazione sociale che conseguirebbe all’agonia di Conte. Tertium non datur.