Un amministratore delegato che si occupi soltanto di Verona-Villafranca ed un manager che segua l’aviation e porti nuove compagnie al Catullo per incrementare le rotte: sono queste le prime due richieste che la Lega (oggi in conferenza stampa tutto lo stato maggiore cittadino a mettere in mora gli alleati di governo) mette sul tavolo della SAVE se vuole confermare che come socio privato (e gestore) dello scalo ha voglia davvero di impegnarsi. Non che sinora abbia dimostrato di seguire con attenzione le vicende scaligere: anche l’appello pubblico di due settimane fa avanzato dai vertici della Lega (qui il nostro articolo) non ha ricevuto una risposta né da Venezia né dalla presidenza scaligera. I tempi però sono stretti: fra pochi mesi riparte la stagione turistica e nel 2026 a Verona si terrà la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali e soltanto su Venezia e Treviso la SAVE ha programmato degli investimenti. A fine mese scadono i patti parasociali di Aerogest, la cassaforte dei soci pubblici, e ancora non si sa se e di quale natura sarà indispensabile un aumento di capitale (il progetto di sviluppo Romeo – nella foto l’ipotetica nuova aerostazione – costa una sessantina di milioni che in questo momento nessuno ha) e se e come sopravviverà questa scatola societaria.

Così Alberto Zelger, presidente della seconda commissione di Palazzo Barbieri avvierà un ciclo di convocazioni: alla Save, a Paolo Arena, a Aerogest e chiederà un contributo alle categorie economiche per avere contezza di cosa si sta facendo (e cosa non si sta facendo) per rilanciare il Catullo e con esso lo scalo di Montichiari che diventerà solo rivolto al traffico merci.

Paolo Borchia, europarlamentare della Lega: «Nel recentissimo passato, compagnie aeree hanno lasciato il Catullo senza che il management intervenisse per bloccarle: cosa accadrà se le compagnie che qui fanno base decidessero altrimenti? soltanto Air Dolomiti dà lavoro a 750 persone a Verona, non possiamo permetterci di perderla. La situazione è grave: il bacino del Catullo rappresenta il 12% del PIL italiano, sono oltre 200 miliardi€: non possiamo lasciare questa area economica senza uno scalo che la metta in collegamento col mondo. Non siamo qui per far polemica, ma per cercare delle soluzioni condivise fra politica ed enti economici». Sino ad oggi nessuno ha risposto, però…