Il presidente di Cattolica, Paolo Bedoni, è venuto meno al compito di garante del buon funzionamento del cda “ponendo in essere condotte che ne hanno alterato il processo di formazione delle decisioni e che, per la loro opacità, hanno pregiudicato il diritto degli amministratori all’assunzione di decisioni informate“. E’ quanto rileva l’Ivass nel proprio rapporto ispettivo – consultato da Radiocor, l’agenzia di stampa de Il Sole 24 Ore – – sulla compagnia veronese, in particolare nella sezione dedicata ai rilievi sul ruolo del presidente che ha contribuito – secondo la Vigilanza – a “configurare un assetto concreto di governance deviato dallo schema formalmente approvato e comunicato” all’Autorità stessa. Cattolica risponderà ai rilievi di Ivass con le proprie controdeduzioni nei termini previsti.
Bedoni, argomenta Ivass, ha spesso “convocato riunioni sulla base di ordini del giorno generici o tali da non permettere di apprezzare ex-ante la rilevanza degli argomenti da sottoporre al consiglio, oppure ‘non ha garantito la trasmissione con congruo anticipo della documentazione a supporto delle decisioni dell’organo, sollecitando al contrario l’adozione di delibere sulla base di informative rese solo nel corso delle sedute“. Questo anche per decisioni cruciali in tema di governo societario. Al proposito, nella parte riferita ai rilievi sul sistema di governo e sul cda, si cita la revoca delle deleghe a Minali avvenuto il 31 ottobre 2019, “deliberata in assenza di uno specifico punto all’ordine del giorno con motivazioni generiche, ovvero ‘non fluida e positiva posizione dell’ad verso il cda, e senza un preventivo esame dei potenziali rischi legali“. I ritardi nelle informative, rileva Ivass, hanno riguardato un terzo dei documenti oggetto di esame da parte del board tra il primo gennaio 2019 e febbraio 2020.
L’Autorità sottolinea come indicative di tale condotta siano anche “le decisioni in materia di adesioni a patti parasociali e a Fondazioni, assunte nonostante esse comportassero significativi impegni finanziari per la compagnia e senza una chiara evidenza dell’interesse aziendale’ mentre presentavano ‘un diretto interesse del presidente in qualita’ di potenziale destinatario di conseguenti incarichi esterni“. Al proposito l’Autorità cita l’adesione al Patto Car (febbraio 2020) su Ubi Banca e alle Fondazioni Arena di Verona (dove Bedoni è diventato membro del consiglio di indirizzo) e Teatro alla Scala, per un esborso complessivo di 25 milioni.