Quanto è frizzante l’aria delle elezioni! Manca poco più di un anno al rinnovo di Palazzo Barbieri e i movimenti politici in città hanno già iniziato le grandi manovre per capire cosa vuole e dove va l’elettorato scaligero. Dal 20 al 22 gennaio scorso, oltre 800 veronesi hanno risposto ad un sondaggio telefonico condotto dalla società Arcadia (è una delle principali del settore e collabora stabilmente con Il Sole 24 Ore e l’agenzia Winpoll di Verona). Una fotografia di come la pensano oggi i veronesi, con la macchina elettorale ancora ferma e non tutte le caselle delle candidature già fissate.

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Partiamo dal primo dato: si sta meglio a Verona? Il dato è tranchant: per il 42% la situazione è peggiorata negli ultimi cinque anni; per il 46% è rimasta sostanzialmente uguale, ferma. Soltanto il 12% registra un miglioramento. E’ vero che Verona esce (come tutto il mondo) dalla pandemia, ma appare assai grave che la città non esca trasformata profondamente da quindici anni di guida ininterrotta del Centrodestra. Il giudizio sull’amministrazione in carica è positivo per il 29% del campione; è negativo per il 37%. Resta un 24% di “indifferenti” che non sanno dare (o non vogliono) un giudizio e che rappresentano il terreno da conquistare nella prossima campagna elettorale.

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Arcadia è andata poi a misurare il grado di conoscenza e di fiducia degli esponenti politici più conosciuti e che verosimilmente saranno in gara per lo scranno più alto del Palazzo. La “conoscenza” va intesa in senso letterale: i due più conosciuti dai veronesi sono Federico Sboarina (99% del campione) e Flavio Tosi (97%). Sono due figure pesanti, sempre presenti sui mezzi di comunicazione, impegnati da anni in un duello di mazza ferrata a mezzo stampa pressoché quotidiano. Michele Croce e Damiano Tommasi (rispettivamente 52 e 50%) capitalizzano il lavoro svolto nel recente passato come amministratore pubblico e come autorevole figura di sportivo, dal chiaro impegno sociale. Stefano Casali (39%) e Nicolò Zavarise (32%) hanno uno zoccolo di notorietà sul quale è possibile costruire una campagna. Il dato sulla “fiducia” offre degli spunti di riflessione importanti. Il primo è che Damiano Tommasi ha un potenziale enorme da sfruttare per una eventuale candidatura: ben l’81% del campione si fida. Comprerebbe l’auto usata da lui, direbbero in America. Flavio Tosi (57%) ha ancora un capitale importante in città, seguito da Federico Sboarina (55%), Michele Croce e Stefano Casali (46%) e, infine, Nicolò Zavarise col 39%.

Un dato interessante da registrare è il dato relativo al “non so/non andrei a votare”: a Verona questa percentuale si ferma al 19% , la metà del dato che si ottiene nei sondaggi nazionali. L’elettore si conferma insomma sempre molto attento ai temi locali.

Passiamo ai possibili scenari di voto: Arcadia (siamo ancora in una fase di dialogo molto liquido fra le forze politiche) immagina due ipotesi di alleanza nel Centrodestra: con la Lega dentro o fuori dalla squadra che ricandiderà Federico Sboarina.

Prima ipotesi, la Lega corre per la riconferma di Sboarina: il primo cittadino andrebbe al ballottaggio col 35.5% delle preferenze per scontrarsi al secondo turno con Damiano Tommasi (28,2%) se questo riuscirà nell’impresa di riunire tutte le anime del Centrosinistra: da Traguardi a Bertucco. Tommasi dovrà vedersela con Flavio Tosi scelto dal 26,8% del campione di Arcadia. Consideriamo che questo sondaggio ha un margine d’errore del 2% e che alle scorse elezioni Patrizia Bisinella che guidava i tosiani buttò fuori dal ballottaggio il Centrosinistra per poco più di mille voti. Questa forbice stretta, questo duello all’ultimo voto, sarà uno dei fattori-chiave della prossima campagna elettorale. Michele Croce con Prima Verona otterrebbe il 5,1%, ininfluenti i CinqueStelle al 2,6% (si ipotizza come candidato di bandiera la consigliera comunale Marta Vanzetto).

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Secondo scenario: la Lega corre da sola. La strada diventa più in salita per Sboarina che perde quasi 5 punti percentuali, ma dietro a guadagnarci c’è soltanto Croce che rastrellerebbe lo 0,3% dei voti leghisti che non andrebbero invece a Flavio Tosi.

Sin qui i dati. Ora si apre la fase delle analisi. La prima: Damiano Tommasi è una candidatura molto credibile in grado di “strappare” voti in virtù del suo passato sportivo e dell’immagine positiva, di buon senso, di bravo ragazzo, anche a destra: i flussi elettorali registrano un suo appeal anche in Fratelli d’Italia e nella Lega. Per essere sicuro dovrebbe riproporre un’alleanza simile a quella di governo a Roma assieme ai CinqueStelle. Questo lo metterebbe al riparo dalla rimonta di Flavio Tosi che dimostra di avere ancora una vasta base di consenso in città. Davanti alla tradizionale leggerezza della Lega in città, Michele Croce ha un tesoretto di 5 punti che possono fare la differenza. Una “minoritè de blocage” che non solo può far andare o non andare al ballottaggio uno dei due contendenti al sindaco in carica, ma che può cambiare il risultato al ballottaggio. Un po’ come Michela Sironi per Zanotto sindaco ai danni di Pigi Bolla. Uno schema che potrebbe ripetersi.