(di Paolo Danieli) I sondaggi sono sondaggi. Vanno presi con le pinze. Bisogna valutare il momento in cui vengon fatti e la serietà di chi li fa. Ma se un dato emerge costante, pur con tutte le riserve del caso, bisogna tenerne conto. Oddio, di sondaggi sulle comunali di Verona per il 2022 finora ne abbiamo visti solo due. Uno fatto ad ottobre (qui) ed uno uscito ieri (qui il nostro articolo) Altri ne verranno fatti.
E se messi uno vicino all’altro qualche costante – al di là del campione differente, della società che elabora i dati, persino del committente che paga il sondaggio stesso – alla fine c’è. Ad esempio: considerando sempre una tolleranza nei dati del 2% in più o in meno, vediamo come il Centrodestra con candidato Federico Sboarina viaggia attorno al 38% (considerando la forchetta fra il peggior risultato ed il miglior risultato di ciascuna indagine); il Centrosinistra (da Bertucco a Traguardi inclusi) si colloca sul 28,5% che sale al 31,5 se nella coalizione venisse imbarcato il Movimento di Beppe Grillo con cui il Pd forma l’attuale maggioranza di governo; Flavio Tosi sul 25%; Croce su un livello mediano del 3,5 e i CinqueStelle “en solitaire” sul 2,8. La fiducia nei candidati sindaco per il 2022 presenti in entrambi i sondaggi: 56% Sboarina, 54% Tosi; 49% per Casali. To close to call, troppo ravvicinato il risultato per proclamare il vincitore, per dirla all’americana.
Insomma, se fosse confermato il dato che emerge dai due visti finora, ci sarebbe da riflettere: il centrodestra al primo turno non vince.
Lasciamo stare le valutazioni sul gradimento dell’amministrazione in carica che sta facendo del suo meglio, visto anche il momento. Limitiamoci ai numeri. Il centrodestra, che a livello nazionale cresce, spaventa la sinistra e supera il 51% a Verona, che è notoriamente una sua roccaforte, al primo turno non passa. Perché? Perché c’è Tosi col suo 25%. Ma se anche fosse il 10 o 15%, sarebbe determinante per la vittoria al primo turno, che per un’amministrazione uscente è d’obbligo. Tosi, a parte qualche giro di valzer con Renzi, è di centrodestra. Ma la sua collocazione attuale contro l’amministrazione e alcune sue scelte del passato pesano nei rapporti con la coalizione, soprattutto con la Lega, suo partito d’origine.
E’ comunque l’ago della bilancia. E questo complica le cose. E riporta alla memoria il 2002, quando la mancata unità del centrodestra per una candidatura sbagliata consegnò Verona alla sinistra.
Lo abbiamo già scritto, ma giova ripeterlo: l’unità del centrodestra è un valore. E’ la condicio sine qua non per vincere. I partiti e i movimenti civici del centrodestra la devono perseguire a tutti i costi. Non possono fare gli struzzi e mettere la testa sotto la sabbia. Devono fare i conti con la realtà. Cominciando da subito.