Quattro ministri veneti (due di Belluno: Federico D’Incà e Daniele Franco; uno di Venezia, Renato Brunetta, e una di Vicenza, Erika Stefani); tre quelli del bacino del Garda (due di Brescia: Mariastella Gelmini e Vittorio Colao; una di Mantova, Elena Bonetti), cinque i ministri del Nordest (ai veneti si aggiunge il triestino Stefano Patuanelli). Tre ministri su quattro sono del Nord (enorme novità dopo il governo “sudista” di Conte).
Diciamoci la verità, questa volta potremmo contare di più a Roma indipendentemente dai colori politici. E allora, ecco la nostra “lista della spesa” per un recovery plan che dia uno sguardo anche dalle nostre parti: l’autonomia differenziata per il Veneto così come chiesto da diversi anni dalla gente veneta attraverso un referendum; il completamento del collettore del Garda indispensabile per il risanamento del più grande lago d’Italia; l’alta velocità e il potenziamento delle infrastrutture per far correre l’economia e ridurne l’impatto ambientale. E chissà, magari un occhio di riguardo per l’aeroporto Catullo che diversi ministri dovranno usare per rientrare nel collegio il giovedì. Stufi di vederlo così desolato, magari presseranno Bruxelles per inserire gli scali aeroportuali nelle strutture beneficiare degli investimenti europei.