(di Bulldog) L’aeroporto? Non si può fare niente, c’è il Covid! Esatto, anzi, no: sbagliato. Gli scali attorno al Catullo si stanno muovendo ora con decisione per conquistare le compagnie aeree e le tratte turistiche e business per il prossimo trimestre, quando la seconda ondata di pandemia sarà finita. Perchè il Covid prima o poi finirà, mentre non cesserà – anzi aumenterà – la competizione. Vediamo subito chi si sta muovendo: a Rimini c’è pronto un pacchetto di destinazioni che vanno dalla Russia, ai paesi baltici, all’Europa centrale come incoming e che in outgoing vanno nelle più affascinanti e calde isole del Mediterraneo; a Bergamo, allo stramaledetto Orio al Serio, arriva EasyJet che da maggio lancerà nuovi collegamenti con la Sardegna. E ancora: Bologna ha visto approvato dall’ENAC il masterplan per il suo potenziamento da realizzarsi entro il 2030 per cogliere tutte le opportunità della ripartenza. Non citiamo Treviso, dove il socio privato del Catullo ha fatto carte false per avere la base di armamento di RyanAir…

Rimini, Bologna, Treviso, Bergamo: cazzo, qui si muovono tutti. Tutti tranne Verona. Anzi, qui si parla di dare tutto in mano proprio alla Save per non doversi impegnare troppo… L’idea circolata di vendere le quote “pubbliche” alla SAVE (tutta da dimostrare come sia possibile viste le leggi vigenti…) così da dare ad essa la maggioranza assoluta della proprietà dell’Aeroporto lascia basiti. Secondo i fautori di questo disegno, gli azionisti pubblici raccolti nella società Aerogest – la Provincia di Trento, quella di Verona ed il Comune di Verona e la Camera di Commercio di Verona – dovrebbero cedere le rispettive quote alla società veneziana così da consegnare definitivamente alla concorrenza il nostro Aeroporto. Non è un gossip: è stato affermato nella Commissione consiliare di Palazzo Barbieri che ha avviato una serie di audizioni sul futuro del Valerio Catullo.

Se il reato di “alto tradimento”, presente nel codice militare di guerra, fosse applicabile anche a livello amministrativo, non c’è alcun dubbio che potrebbe essere contestato a coloro che sostengono questa tesi che è, a dir poco, aberrante.

La decisione del 2014 di far entrare SAVE nella compagine societaria del Catullo è stato un clamoroso autogol in quanto si tratta di una concorrente. Lo capisce anche al più sprovveduto dei lettori. Che quella decisione sia stata condizionata dal momentaneo bisogno di denaro causato da una precedente disastrosa gestione pubblica è vero, anche se con più lungimiranza si sarebbero potute percorrere altre soluzioni andando sul mercato con una gara ad evidenza internazionale. Che quella decisione sia inficiata da un incipit illegale, essendo avvenuta acquisendo la quota del Comune di Villafranca senza gara è pure noto. Come è  noto che da lì è iniziata la scalata che ha portato SAVE a impadronirsi di fatto dell’Aeroporto fino a ridurlo nella condizione attuale. Ma che adesso possa esserci qualcuno che addirittura proponga di vendere ai veneziani anche tutte le quote veronesi e trentine è davvero aberrante.

Se il Comune e la Provincia di Verona e quella di Trento proprio vogliono disimpegnarsi da un’infrastruttura così strategica per il loro territorio (nel 2026 ci sono le Olimpiadi!) ci sono ben altre soluzioni, forse un po’ più intelligenti e lungimiranti che darle alla concorrenza per il definitivo affossamento del nostro Aeroporto