(di Stefano Tenedini) Non bastava la pandemia con i suoi velenosi effetti sul Pil, i fatturati, le esportazioni, l’occupazione. A rendere ancora più dolorosa la strada verso la ripresa ci si mettono anche i ritardi nei pagamenti delle imprese, che l’anno scorso hanno visto per il Nord più produttivo l’arretramento di ben cinque regioni, con rallentamenti peggiorati del 30% o addirittura del 40. Lo rileva il periodico studio sui pagamenti realizzato da Cribis, la società di gestione del credito commerciale che legge alti e bassi attraverso il suo sistema di informazioni creditizie. In sintesi i pagamenti oltre 30 giorni in Italia sono aumentati del 21,9% nell’ultimo anno, e tra le regioni sorprende che la situazione sia peggiorata in Valle d’Aosta, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto. A livello provinciale si segnalano gravi ritardi (cresciuti di oltre il 50%) in zone insospettabili come Lodi, Belluno, Asti e Pordenone.
Anche se possiamo incolpare il Covid, i numeri fanno effettivamente dubitare della tenuta del sistema produttivo proprio in quella parte che consideriamo sana del Paese. Abbiamo visto crescere l’attesa del sospirato bonifico da parte dei clienti del 41,5% in Valle d’Aosta, poco meno in Friuli Venezia Giulia (+40,3%), in Piemonte (+30,9%) e Lombardia (+30,3%). Il Veneto si colloca a metà strada di questa valle di lacrime, con il ritardo medio cresciuto del 35,8% e con una provincia come Belluno particolarmente colpita, il +54,2%. Le maglie nere del territorio per le ripercussioni più pesanti sui tempi di pagamento sono state Lodi con il +64,3%, Asti al +53,8% e Pordenone con un +50%.
Ma anche se nessuna regione del Nord è stata risparmiata, c’è chi la ritiene una situazione transitoria dovuta appunto all’emergenza sanitaria. La pandemia, secondo gli imprenditori triveneti, ha picchiato soprattutto sulle piccole e medie imprese, perché i grandi gruppi si sono dotati da tempo di procedure per evitare di strangolare i fornitori. Si spera che dopo l’ondata di piena le cose si sistemino, sia perché si tende a fare comunque squadra che per l’oggettiva assenza di criticità strutturali, il che lascia pensare che la bolla dei ritardi venga riassorbita con la ripresa. Anzi, se c’è un problema con i pagamenti, viene fatto notare, va riferito semmai ai ritardi cronici con cui lo Stato ripaga i propri debiti.
Ma oltre al degradarsi delle certezze sull’economia del territorio, lo studio di Cribis mette in risalto anche gli aspetti positivi, che non mancano. E se nel 2020 le aziende che hanno pagato i fornitori con oltre un mese di ritardo sono salite al 12,8% (+21,9% in un anno ma più del doppio rispetto al 2010), sono aumentate anche le imprese che hanno rispettato le scadenze, salendo del 2,9% fino a raggiungere il 35,7%. E Lombardia e Veneto nonostante il Covid sono sempre la terza e la quarta regione con meno ritardi in assoluto (8,6% e 9,1), dietro il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna. E ancora una volta il Nord Est si conferma l’area geografica più affidabile (la terra promessa dei fornitori!) con il 43,6% di pagamenti regolari, mentre al Sud e nelle Isole è puntuale solo il 23% delle imprese.
“I dati raccolti nel 2020 evidenziano come rispetto all’anno precedente in cinque regioni del Nord i ritardi gravi siano saliti dal 30 al 40%”, commenta Marco Preti, amministratore delegato di Cribis. “L’impatto negativo dell’emergenza sanitaria si ripercuote soprattutto sulle imprese di piccole dimensioni. Soffrono in particolare le microimprese: nonostante siano le più virtuose con il 37,3% di pagamenti alla scadenza, portano anche la quota più elevata di ritardi gravi, il 13,8%, insieme alle piccole con l’8,7%. E la seconda ondata della pandemia ha penalizzato settori già in sofferenza per i primi lockdown: i bar e ristoranti, il trasporto aereo, i servizi ricreativi e il cinema, tutti tra i pagatori meno puntuali”.
Chiudiamo con i settori merceologici, che mostrano un fronte frastagliato. Il più puntuale è quello dei servizi finanziari (47,9%), seguito da quello delle costruzioni (42%), mentre il commercio al dettaglio è quello con la situazione più critica, dove a pagare alla scadenza è solo il 25,1% delle imprese, con un’incidenza di ritardi gravi del 20%. Rispetto al 2019, la perdita di puntualità più elevata nei pagamenti oltre i 30 giorni si registra per manifattura (32,4%), commercio al dettaglio (19,8%), servizi (17,2%) e commercio all’ingrosso (16,3%).