Sono due gli elementi di novità in politica sanitaria nel programma di Draghi. Il primo, più urgente, è l’impegno sul fronte dei vaccini. Il nuovo premier s’è impegnato a far presto. Ha ben presente che il vaccino è l’unica arma che abbiamo per battere il Covid. Un altro lockdown l’Italia non se lo potrebbe permettere. L’economia ne uscirebbe a pezzi. Innumerevoli sarebbero le attività che dovrebbero chiudere per sempre. E allora Draghi ha deciso che per fare i vaccini non venga usata solo la macchina organizzativa del SSN, ma anche la Protezione Civile, le Forze Armate e i privati. Bisognerà capire come verrà declinata questa decisione sicuramente importante perché, oltre ad aumentare le forze in campo, riconosce ai privati quella funzione che da parte di alcuni viene negata.  Resta il problema del reperimento dei vaccini in quantità adeguata per immunizzare tutti. Vedremo Draghi come si muoverà sul mercato che dovrebbe essere un campo che ben conosce.

L’altra direttrice lungo la quale il nuovo capo del governo ha dichiarato di volersi muovere è quello della riforma sanitaria, ponendo al centro del sistema non più l’ospedale, ma il malato a casa sua. Sarà quindi sulla medicina territoriale che si concentrerà riforma di Draghi: potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata (ADI) e della telemedicina, sfruttando le opportunità che ci mette a disposizione la tecnologia. Si tratta di una mossa intelligente. Da una parte gradita al paziente, che potrà più spesso farsi curare  a casa evitando, ove possibile, il ricovero, e dall’altra sollevando gli ospedali da una quantità enorme di prestazioni che potranno essere invece erogate dalla medicina territoriale.

Tutto questo però non sarà possibile se Draghi non metterà mano anche alla figura ed al ruolo del medico di famiglia, ormai inadeguato alle esigenze della società attuale. E lo dovrà fare col bisturi, fregandosene delle resistenze del potente sindacato dei medici di base che mira a difendere lo status quo che garantisce delle rendite di posizione incompatibili con l’efficienza del sistema sanitario.  L’ampia maggioranza di cui gode Draghi gli permette di fare anche questo.