Enrico Marchi, patron della trevigiana FinInt e della SAVE che gestisce l’aeroporto di Venezia e Treviso e Verona, entra a gamba tesa nella sonnolenta finanza veronese (beh, insomma, quel che ne resta…) e vuole mettere in piedi una cordata per acquisire il 10% circa di Cattolica Assicurazioni così da rafforzare il polo triveneto nella compagnia scaligera. Per l’agenzia Ansa, “l’intento della banca d’investimento presieduta da Enrico Marchi è costituire una cordata con cui rilevare una quota di
circa il 10% di Cattolica (valore di mercato un centinaio di milioni) acquisendo tutto o quasi il pacchetto di azioni proprie (12,3% del capitale) in portafoglio a seguito all’esercizio del recesso e della trasformazione in spa. Finint avrebbe già avviato contatti con gli organismi di vigilanza a cui spetta, tra l’altro, il compito di autorizzare l’acquisto di partecipazioni qualificate nelle società assicurative”.
La FinInt è però attualmente impegnata sia nella ricapitalizzazione della Banca di Cividale (ultima banca commerciale rimasta indipendente nel Nordest) e nella scalata di Banca Profilo. Quindi, dovrebbe muoversi con capitali di terzi o dovrebbe anticipare la propria quotazione. Con Enrico Marchi, in FinInt anche una vecchia conoscenza dei furono “salotti buoni” di Verona, Fabio Innocenzi, già amministratore delegato di FinInt dal novembre scorso, e già amministratore delegato del Banco Popolare (nella foto).
Per Marchi: «Sarebbe molto importante e opportuno che, accanto a un socio autorevole come Generali, ci fossero anche espressioni del territorio come Fondazioni, family offices, investitori istituzionali per rivitalizzare una compagnia assicurativa che è un asset fondamentale soprattutto a Nordest» così da non ripetere i tanti casi di realtà finanziarie venete finite in area lombarda dalla Banca Cattolica in poi.
Come riporta l’Ansa, ma qui una nostra analisi, L’Ivass ha imposto a Cattolica di vendere le azioni proprie (sono quelle dei soci che hanno esercitato il dirito di recesso) entro la fine dell’anno mentre l’aumento da 200 milioni – che potrebbe rappresentare una porta d’ingresso alternativa nel capitale – andrà varato entro fine luglio. La creazione di una seconda gamba nell’azionariato di Cattolica, va detto, non è un’operazione ostile Leone triestino che così uscirebbe dal pericolo di dover chiamare un’Opa sul capitale della compagnia scaligera e di perdere il contenzioso col Banco BPM sulla bancassurance: un contenzioso nato proprio dal cambio di controllo scaturito dall’ingresso delle Generali, preso a pretesto da Banco Bpm per chiedere di salire al 100% della jv assicurativa a prezzi più che dimezzati rispetto a quanto pagato nel 2018.
L’iniziativa di Finint movimenta lo scacchiere veronese in vista dell’assemblea che il 13-14 maggio dovrà nominare il cda, di cui l’Ivass ha chiesto un profondo rinnovamento alla luce delle carenze rilevate nella governance. In campo per raccogliere il capitale necessario alla presentazione di una lista di minoranza – accanto a quella di maggioranza a cui lavora l’attuale cda – ci sono l’avvocato Giuseppe Lovati Cottini e il professor Francesco Brioschi, da un lato, e i piccoli soci de Le Api dall’altro. Un parterre che certo però non arriverebbe a mettere insieme i 100 milioni che FinInt progetta di mettere sul piatto e che in passato ha sempre cercato posizioni di accordo col presidente uscente di Cattolica, Paolo Bedoni. E, a margine, un Marchi nell’azionariato forte di Cattolica non troverebbe più ostacoli per assorbire completamente il Catullo come “satellite” e portatore d’acqua agli scali del Veneto orientale.