Per il Central park siamo al conto alla rovescia: il 3 marzo, mercoledì prossimo, alle ore 13,00 scadrà il bando delle Ferrovie per individuare i soggetti più interessanti per lo sviluppo del progetto: si punta a team di imprese e professionisti, con già all’attivo realizzazioni similari, in grado di presentare entro 30 giorni un concept che contenga già tutti gli elementi urbanistici, architettonici, economico-finanziari per poter mettere a terra il progetto. FS punta infatti ad un progetto che abbia la certezza del successo.
Oggi, Ilaria Segala coi consulenti e i progettisti dell’Università di Padova (alma mater della stessa Segala) hanno presentato il masterplan del parco in quella che sarebbe dovuta essere un’assemblea aperta alla cittadinanza ma che invece, causa pandemia, è diventata un webinar con più di un migliaio di persone collegate in diretta su YouTube. E la prima osservazione è che questo Masterplan è proprio bello, rappresenta una soluzione affascinante, non un volo pindarico ma una cosa concreta, fattibile, che permette di mantenere 40 ettari a verde sui 45 complessivi dell’area e che rivoluzionerà la fruizione stessa della nostra città. Per avere 40 ettari l’area edificabile vedrà due torri che sono una novità per città (a meno che non crediamo che il “grattacielo” di Piazza Simoni sia davvero un grattacielo…) e che diventeranno un elemento di riconoscibilità al pari del bosco urbano che nascerà. La superficie utile lorda è di 100.000 mq, di cui 8.000 mq di commerciale e direzionale, 5.000 mq di residenziale, 5.000 mq di social housing, 1.000 mq di attrezzature pubbliche.
Di parchi come quello che sta nascendo a Verona in Europa, di queste dimensioni, non ce ne sono, e questa è una complessità in più da considerare, una sfida nella sfida. Quali sono i riferimenti europei? Anversa, Lipsia con la Bayerische Bahnhof, Milano Scalo Farini, Barcellona con la Sagrera, Bologna con lo scalo Ravone: sono tutte realizzazioni dove però il peso proporzionale del costruito è maggiore di quello imposto a Verona.
Dovremo imparare insomma ad orientarci fra la “spiaggia urbana” coi campi sportivi per le famiglie, la promenade plantée, il bosco urbano, il “creto” commerciale, un go-trough-space lungo 1.600 metri che permetterà il congiungimento della città a sud con la nuova stazione dell’alta velocità e la città a nord. Nel parco saranno proposti sia i giardini all’italiana che quelli all’inglese, racchiudendo tutti gli schemi dell’architettura del paesaggio. Una differenza di quota di una dozzina di metri – fra l’area settentrionale e quella meridionale – caratterizzerà il Central park. Così chi arriverà coi treni superveloci avrà l’effetto di scendere in un bosco, e sarà una visione davvero unica.
Verona è più vicina che mai ad un’opera che ne cambierà l’immagine e la forza attrattiva. Si poteva fare di più? avere in compensazione di più? Per Ilaria Segala i limiti sono quelli di legge e la componente di verde è il massimo che si poteva ottenere per rendere sostenibile il progetto. Servirà anche un’importante azione di bonifica sia per gli eventi bellici sia per l’uso industriale intensivo che è stato fatto del vecchio scalo. L’alternativa, del resto, è il deserto di cemento e vecchi rami ferroviari che oggi vediamo. E questo basta e avanza.