In un’Italia che corre verso una zona arancione molto vasta, il Veneto registra una crescita di tutti gli indicatori: l’indice Rt è 1,12, anche se non ci sono ancora tassi di ospedalizzazioni pesanti (12% in terapia intensiva e 14% in quella ordinaria). Nelle ultime 24 ore ci sono stati 1.487 nuovi contagi (ieri erano stati 1.272) a fronte di 42.031 tamponi effettuati (7,3 milioni effettuati nel Veneto da inizio pandemia). Incidenza veneta: 151,3 casi su 100mila abitanti. Ricoverati ci sono 1.358 veneti: 1.202 in area non critica (più 8 su ieri) e 156 (più uno) in area critica. Altri 20 decessi per un totale di 9.911 deceduti. 16.241 sono invece i dimessi.
Luca Zaia: «Bisogna che i cittadini ci diano una mano; distribuzione degli accessi; pensiamo prima di svolgere le proprie commissioni scegliendo gli orari in cui le persone in età lavorative sono al lavoro. Ricordo che un ottantenne su tre perde la vita col Covid – dato nazionale – e che l’età media della mortalità è over-80: ben 6 decessi su dieci. Faccio un appello: siamo tutti la tessera di un grande mosaico. Facciamo tutti la nostra parte e ne usciremo fuori». «>Ci attendono settimane difficili anche per la scuola: Padova è la prima realtà che rischia di splafonare il dato di 250 contagiati su 100mila abitanti che comporta la chiusura immediata delle scuole. Da inizio gennaio nelle scuole: abbiamo avuto 1.1.91 eventi di positività che hanno coinvolto oltre 2mila ragazzi costringendoci a mettere in quarantena oltre 34mila ragazzi, delle medie e delle elementari. Più di 300 gli insegnanti malati e 2.248 sono finiti in quarantena. Oggi abbiano 928 positivi nelle scuole e 16mila persone in isolamento di cui 967 docenti. Siamo preoccupati per le nostre scuole e le controlliamo a vista: oggi le varianti pesano di più proprio sui ragazzi. Unico “vantaggio” è che possiamo garantire una didattica in distanza».