(di Stefano Tenedini) Ci sono voluti dieci giorni per convincerla ad affrontare l’argomento, ma alla fine ha accettato, alternando giudizi pacati ma taglienti e la voglia di non buttar via il bambino con l’acqua sporca. Marta Vanzetto, capogruppo M5S al Consiglio comunale di Verona, conferma che l’uscita dell’ex candidato sindaco Alessandro Gennari dal partito è stata uno shock, ma più per gli attivisti che per lei. Combattiva ma mai sopra le righe, con la caparbietà (da avvocato qual è) di studiarsi le carte e andare in fondo alle questioni, non è certo il prototipo del grillino da “vaffa”. Sarà forse per questo, e per quel bagaglio etico che in politica è spesso un ingombro, che ha già ricevuto almeno tre offerte di matrimonio politico. Di cui non vuole parlare, precisando di averle educatamente rifiutate.

Allora, ha deciso cosa fare in Comune in quest’anno e mezzo di mandato che resta?

Sì, ho deciso: non mi muovo. Diversamente dal collega Gennari che in campagna elettorale dichiarava che la virtù che apprezza di più in un uomo è la coerenza, io coerente ho deciso di esserlo e non di apprezzare la virtù solo negli altri. Infatti lui ha cercare un partito su cui salire e in cui, come ha dichiarato, “capitalizzare dieci anni di politica”. E quindi io rimango. Prima di tutto in Consiglio comunale e nel gruppo del Movimento, anche se ne sarò l’unica componente. Poi nel territorio, per assicurare ai cittadini che hanno votato me – e lui… – che il programma che avevamo presentato non rimarrà orfano. Continuerò a impegnarmi sui temi che sono più cari al nostro elettorato. Anzi, al mio elettorato, cui non sono ancora spuntate le corna di Pontida.

Si aspettava una scelta così drastica da Gennari? E se n’è chiesta le motivazioni?

Mi spiace confermarlo adesso che sembra una rappresaglia, ma che tra me e Gennari non ci fosse sintonia politica era evidente e noto a tutti, sia dentro che fuori dal Movimento. E del resto i sintomi di un certo opportunismo politico sono diventati palesi già alla fine del 2018, soltanto un anno dopo le elezioni. Non saprei come altro definire, altrimenti, il suo progressivo avvicinamento a Tommaso Ferrari, il leader di Traguardi con cui ha fondato l’associazione che è poi diventata un partito. Salvo poi mollare anche lui per passare alla Lega, che sicuramente ritiene in grado di garantirgli più spazi di manovra.

Sta dicendo che ritiene questo passaggio una precisa strategia, un calcolo politico?

Io lo chiamo trasformismo e temo che fosse una strategia, sì. Mi dispiace per gli attivisti e i Consiglieri di circoscrizione che gli hanno portato voti credendo in lui. Tanto convinti che andavano ai banchetti – ma anche agli aperitivi che organizzava in campagna elettorale – indossando la maglietta con la sua faccia. Ecco, loro sì che ce l’hanno messa la faccia. Non voglio nemmeno pensare come possano sentarsi oggi. Anzi, purtroppo lo so bene. Traditi, ingannati da un teatrante che aveva recitato la parte di un grillino delle origini.

Ha parlato con i militanti? Cosa le hanno detto, e cosa vorrebbero fare adesso?

La sera dell’annuncio erano sotto un treno, non saprei come altro descriverlo. Scioccati. Gennari ha convocato una riunione a distanza su Zoom e ha annunciato il suo passaggio a un altro partito in questo modo: “Lascio il Movimento e vado dove fa più male”. E quindi era assolutamente consapevole del progetto territoriale che abbandonava e di dove stava approdando, e anche quanto la sua decisione avrebbe ferito chi lo aveva sostenuto. Dopo l’annuncio abbiamo concordato che avremmo espresso una posizione condivisa e comune. Ma prima voglio parlare io, e rivendicare il compito di difendere ciò in cui crediamo. Non voglio lasciare spazio solo alla sua narrazione, che è comprensibilmente parziale”.

Per spiegare la sua scelta politica Gennari ha detto che oggi il Movimento è cambiato.

Ed è vero, ci mancherebbe. E probabilmente è anche fisiologico che ciò accada, perché era nato solo come movimento di protesta. Molte scelte possono anche non essere condivise. Io stessa sono critica, e ho dichiarato pubblicamente tutte le mie perplessità nei confronti dei vertici. Ma Gennari ha dimenticato che nel Movimento se non condividi più il progetto ti dimetti, semplicemente. Prima che lo dica lei, non ne faccio una questione di vincolo di mandato: è un impegno morale che tu prendi con chi ti ha votato. La legge non ti obbliga a rispettarlo: però se non lo fai dimostri quanto la tua integrità e la tua reputazione fossero in realtà solo una recita. Non rinuncio a usare un termine come onore. Ci sono scelte che una volta compiute restano parte di te, e che parlano di te quando le tradisci”.

Dal voto del 2017 il Movimento a Verona si è sgonfiato. Ha ancora un senso e un’utilità la sua presenza in Consiglio come unica rappresentante?

Sono convinta di sì, perché a prescindere dal simbolo e dagli errori dei vertici posso ancora promuovere progetti a favore della comunità e vigilare sulle scelte della maggioranza, così come contrastarle quando le ritengo inadeguate. E poi comunque ribadisco che è anche e soprattutto una questione di rispetto nei confronti di chi mi ha votato. Quindi no, non me ne vado. Nell’anno e mezzo che rimane cercherò di capire cosa si può ancora recuperare in termini di credibilità e politica davanti ai danni che sono stati fatti a Roma e a Verona.

Dica la verità: dopo questi dieci difficili giorni lo vorrebbe ancora un futuro in politica?

Sì, perché sono una donna di molte passioni. Dentro di me c’è spazio per la famiglia, per il lavoro e anche per un progetto politico in cui ho creduto, convinta che si possa generare il cambiamento solo mettendosi in gioco. Voglio portare a termine il mandato elettorale con dignità e impegno, al meglio delle mie possibilità. È ancora presto per porsi altri obiettivi, anche guardando a quanto è fluido il panorama politico nazionale, veronese e veneto. Ma il territorio e la società devono fare ancora tanti passi avanti, e sostenere i principi in cui credo rimane la cosa più importante. Non apro, ma non voglio chiudermi alcuna porta”.

Chiudiamo così: quando Gennari si è presentato con un’altra casacca cosa ha pensato?

Ho capito che cosa intendeva quando in conferenza stampa ha detto “Meglio soli che male accompagnati”. Oggi, dal banco in cui quella da sola sarò io, capisco quanto sia vero…