(di Stefano Tenedini) Non possiamo vincere la grande scommessa sul futuro di Verona se non ci giochiamo le nostre carte migliori, cioè gli asset strategici che hanno mantenuto a galla il sistema anche nei momenti più complicati. A parte le banche e Cattolica, che sono entità importanti per lo sviluppo ma rispondono giustamente a logiche societarie private, c’è un ricchissimo patrimonio rappresentato dagli enti economici del territorio partecipato (a volte controllato, oltretutto) dagli enti locali. E quindi dalla politica, che almeno questa volta non può fare il pesce in barile. Fare gli azionisti non significa solo aspettare comodi i dividendi, ma approfondire, investire quando serve, prendersi responsabilità. Scegliere da che parte stare. Questo il quadro delle opportunità che emergono per Verona dalla ricerca Cresme realizzata per Confindustria e Costruttori edili scaligeri (qui, il nostro articolo di presentazione)
Quadrante Europa, Aeroporto, Verona Fiere: le eccellenti performance dell’export sono da sempre favorite dalla presenza sul nostro territorio del secondo interporto europeo per merci movimentate. Il Quadrante Europa è un complesso che si estende su un’area di 2,5 milioni di metri quadrati, collegato con l’aeroporto di Verona-Villafranca e con la ferrovia che porta al Brennero, ed è quindi un punto di incontro per il trasporto merci nazionale e internazionale. Nel 2019, sottolinea la ricerca del Cresme, sono transitate circa 28 milioni di tonnellate di merci, corrispondenti a 16 mila treni, per una media di 54 al giorno. Anche l’effetto traino dell’aeroporto andrebbe rinvigorito e ripensato, ma le cronache di queste settimane vedono gli enti locali ancora ostaggio di una visione corta, rispetto all’azionista di riferimento Save che non sembra particolarmente desideroso di promuovere lo scalo. La presenza a Verona di un importante polo fieristico rappresenta un eccezionale veicolo di promozione per il territorio, uno strumento strategico per l’internazionalizzazione e per la penetrazione nei mercati più lontani. In uno spazio espositivo di 155 mila metri quadri si tengono annualmente importanti eventi internazionali come Vinitaly (nel 2019 oltre 125 mila visitatori), Marmomac (67 mila), Fieracavalli (160 mila)) e Motorbike Expo (161 mila).
Imprese e addetti: nel 2018 in provincia di Verona si contavano circa 75.200 imprese, che ne fanno l’undicesima provincia italiana, un numero mantenutosi stabile negli ultimi anni. Nel periodo 2012-2018 il numero di addetti è invece cresciuto di 30 mila unità, portando la dimensione produttiva del veronese a circa 357 mila addetti, la nona provincia italiana e la prima in Veneto. Nell’ultimo decennio nelle imprese del Veronesi si è assistito al graduale aumento delle dimensioni medie aziendali, un indicatore di crescita e maturazione.
La vocazione agroindustriale: Verona possiede una vocazione estremamente pronunciata verso il settore l’agroalimentare e l’industria delle bevande, comparto che da solo assorbe il 21,8% degli addetti manifatturieri, da confrontare con il 12% medio italiano. Si tratta di un settore decisamente evoluto e strutturato, come suggerito dalla dimensione media più che tripla rispetto a quella italiana (27,8 addetti per impresa contro 7,9 medi nazionali). Lo sviluppo del turismo internazionale ha sicuramente contribuito ad alimentare la domanda estera di prodotti made in Verona, sviluppandone la visibilità e quindi la produzione.
La produzione di macchinari: un altro settore centrale per l’economia provinciale è quello della fabbricazione di macchinari e di apparecchiature per usi generali e speciali, che pesa per oltre il 16% in termini di addetti (12,5% la media a livello nazionale). La maggior quota di addetti è assorbita dalla fabbricazione delle macchine per l’impiego generale (sistemi di riscaldamento, macchine per la movimentazione terra, refrigeratori industriali). Sviluppata a livelli europei inoltre l’industria per la produzione di macchine per impieghi speciali (per esempio rivolti alla metallurgia, all’industria estrattiva, all’industria alimentare, al tessile e abbigliamento e all’industria della carta e del cartone), con diversi brand di riferimento.
Specializzazioni territoriali. Utilizzando le tecniche tipiche di geografia economica emerge che la zona economicamente più sviluppata risulta l’area del Monte Baldo – Lago di Garda, caratterizzata da una spiccata vocazione turistica, cui si aggiunge il territorio cittadino del capoluogo con i comuni dell’hinterland. A nord di Verona città si distinguono le zone della Valpolicella e le aree montane della Lessinia, a spiccata vocazione agroindustriale e dove è presente il distretto del marmo veronese. I primi elementi di debolezza si osservano però tra alcuni piccoli comuni montani, caratterizzati da minor reddito, poca densità di imprese e un più spiccato declino demografico. Questi elementi di debolezza si amplificano inoltre nell’area pedemontana e collinare a est del capoluogo e soprattutto nel settore al confine con il Polesine, quindi nel quadrante meridionale della provincia veronese.
Mercato del lavoro: guardando agli ultimi cinque anni, le dinamiche dell’occupazione nella provincia di Verona sono state tra le più vivaci al livello nazionale. L’area scaligera, inclusa tra le principali performance, è posizionata infatti al terzo posto per crescita annua media degli occupati nel periodo tra il 2015 e il 2019. Il sensibile sviluppo del numero di addetti a supporto dell’economia veronese si riflette in un livello di disoccupazione che nel 2019 si è avvicinato ai livelli strutturali di piena occupazione, prima della brusca frenata del Covid.
Turismo tra crisi e opportunità: per salvare e rilanciare il settore Verona deve entrare fra le destinazioni più sicure, sostenibili e innovative. Molto dipende da come usciremo dalla pandemia: ma per le sue caratteristiche, Verona è in grado di richiamare gli appassionati da tutto il mondo per natura, ambiente, svago familiare, enogastronomia, arte e business. Il mix di offerta diversificate fa di Verona una delle realtà italiane più avvantaggiate. Prima della crisi il settore è cresciuto con continuità: il 2019 è considerato l’anno dei record, con 18 milioni di presenze, per il 76% stranieri. Verona è sesta in Italia per arrivi e quarta per i visitatori stranieri. Con 172 mila posti letto nelle strutture ufficiali, la quota del turismo sul totale delle imprese è arrivata all’8% con 31 mila addetti nel 2018, l’8,7% del totale.
Ampi margini di crescita: guardando al mercato globale Verona ha buone prospettive: nel 2019 il 48% dei turisti stranieri ha scelto il lago, il 27 ha visitato Verona per arte e cultura e il 25 si è diviso tra montagna e natura, enogastronomia, sport, shopping, fiere e congressi. Si tratta di nicchie di mercato previste in crescita e strategiche per Verona che possiede le potenzialità per incrementarle, senza dimenticare i parchi a tema e le fiere, da rigenerare con la corretta gestione degli spazi, la sicurezza sanitaria e le esperienze digitali integrate.