Pareggio interno per zero a zero col Frosinone. Andiamo male. Aglietti ha provato a cambiare qualcosa dopo la batosta col Lecce facendo riposare qualcuno e lasciando spazio a qualche altro. Ma cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. Azioni ripetitive e prevedibili, passaggi imprecisi, incomprensioni, ed errori banali non depongono per un cambio di passo. Qualcosa s’è rotto. A poco serve inserire Fabbro e Bertagnoli dal primo minuto e affidare la regia alla coppia Viviani-Palmiero: il gioco stenta a svilupparsi. La palla arriva di rado nell’area avversaria “telefonata” da sinistra, dove Renzetti fa del suo meglio. Allo scadere dell’ora il Frosinone ha la prima occasione per passare in vantaggio, ma il suo centravanti, solo davanti a Semper, sbaglia di brutto. Meno male! La squadra di Aglietti è spenta. Non s’accende nessuna luce. Esce Margiotta, mai visto, ed entra De Luca. Esce Ciciretti ed entra Canotto. Al 66’ Fabbro manca il gol di testa per pochi centimetri. Ma è l’unica occasione. Poco dopo il Frosinone sbaglia un altro gol fatto. E poi un’altra occasione. Un’altra e un’altra ancora. Brutti segnali. Il Chievo di occasioni non ne ha. Non reagisce. S’accontenta di non perdere. La partita si trascina fino alla fine con il Chievo che si difende. Giaccherini, ovviamente, in panchina. Il pareggio interno, rispetto ai quattro gol presi sabato, non è un progresso. E’ la conferma di una crisi preoccupante che non accenna a finire. Una cosa è certa: così in serie A non si va.