(di Stefano Tenedini) La data cardine è quella del 25 settembre 2015, quando l’Onu adottò l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che contiene gli obiettivi globali per proteggere il pianeta, eliminare la povertà e assicurare prosperità a tutti. Sono i celebri 17 obiettivi cui ci si riferisce parlando di sviluppo sociale ed economico. Ma per funzionare devono essere considerati con un approccio integrato, perché l’autentico processo sostenibile dovrebbe salvaguardare l’ecosistema, il benessere delle persone e l’equa distribuzione delle risorse non solo oggi, ma anche nel tempo. Questi 17 obiettivi sono poi declinati in 169 ambiti che sono sottoposti a un costante monitoraggio basato su oltre 230 indicatori. Tutto questo ci interessa anche parlando delle prospettive di Verona nel 2040 perché è sullo schema degli obiettivi SDG che anche l’Europa, gli Stati membri e ogni loro articolazione territoriale oggi fondano i riferimenti normativi, le politiche nazionali e i finanziamenti per lo sviluppo.

Ad esempio il Green New Deal europeo, approvato nel 2019, punta a raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica nell’area UE. Se l’emergenza climatica e il degrado ambientale sono una minaccia crescente per l’Europa, a maggior ragione non possiamo immaginare la Verona felice del 2040 senza piantare una serie di paletti per sostenere la crescita e nello stesso tempo per impedirne gli eccessi e gli squilibri. Così come l’Europa deve trasformarsi in un’economia moderna e competitiva ma anche efficiente sotto il profilo delle risorse, il futuro della città e del suo territorio non può nascere sotto un segno differente. Tanto per richiamare alcuni degli obiettivi, nel 2050 non dovranno più essere generate emissioni di gas a effetto serra, e la crescita economica non potrà prescindere dall’uso delle risorse. E, ribadisce la UE, “nessuna persona e nessun luogo dovrà essere trascurato”.

Un impegno anche etico mica da poco, cui tutti saremo tenuti. L’aspetto positivo è che la sfida ambientale può diventare un’opportunità sia tecnologica che industriale, urbanistica e sociale, promuovendo progetti e politiche sostenibili fin dalle scelte di finanziamento. In Veneto la Regione, come ha sottolineato il Cresme nella ricerca curata per Confindustria e Ance Verona, è stata tra le prime in Italia ad adeguarsi al quadro europeo, recependo nel documento “2030: Strategia Regionale per lo Sviluppo Sostenibile” un’idea di sostenibilità che ruota attorno a tre componenti: economica, generare reddito e lavoro più qualificato; sociale, garantire equa distribuzione di condizioni di benessere, salute, sicurezza, giustizia e istruzione; ambientale, mantenere la qualità e la riproducibilità delle risorse naturali.

Qualita della vita
Verona nel 2019 era al 16° posto per media della qualità della vita tra i capoluoghi italiani

Verona si posiziona in buona posizione nella classifica dei nuovi indicatori che descrivono gli obiettivi dello sviluppo. Il punto debole è rappresentato dalla questione ambientale e in particolar modo dalla qualità dell’aria e dell’acqua. Come ogni città della pianura padana e le altre città venete ha un serio problema con l’inquinamento: è al 94° posto in Italia per la qualità dell’aria, con 44 giorni di superamento del limite di PM10 consentiti; è al 71° posto per le polveri sottili PM2,5 ma anche al 50° per livelli di biossido di azoto NO2 (2018), pur restando nella media. Le emissioni di tale gas derivano dalla combustione (centrali termo-elettriche, riscaldamento, traffico) e da processi produttivi (produzione di acido nitrico e di fertilizzanti azotati). Inoltre i giorni di superamento dei limiti di O3 oltrepassano di molto quanto stabilito dall’OMS: arriviamo a 70 giorni contro i 25 consentiti per la sicurezza.

Verona ha problemi di acqua; è al 50° posto tra le province italiane con il 33% di perdite idriche totali (dai 25 ai 39 metri cubi dispersi al giorno per km di rete), ma soprattutto è all’83° per quota di acque reflue depurate. Secondo Legambiente è problematica anche la qualità dell’acqua potabile e si consuma troppo. Verona peggiora nelle performance dei rifiuti rispetto alle altre città italiane: nel 2019 è 58a per kg/abitante di rifiuti prodotti (era 37a nel 2004); è 68a per raccolta differenziata con il 48% (37a nel 2004). Ambiente sotto osservazione in molte delle analisi che mettono in competizione tra di loro i territori sui temi della qualità della vita. Qui Verona si colloca in posizioni molto lusinghiere: nel 2019 Verona è al 7° posto tra le province per Il Sole 24 Ore e al 23° per Italia Oggi. Ottiene buoni risultati (è 16°) anche nella classifica sulle Smart city ICity Rank 2019 di FPA.
Ma la posizione peggiora se si analizza l’ambiente: per il Sole 24Ore Verona è 49a nell’area di indicatori “Ambiente e servizi”; Italia Oggi e Università La Sapienza di Roma la collocano alla 67a posizione nell’area “Ambiente”, mentre la classifica di FPA la pone in 57° fila. Per Legambiente, che si occupa solo dell’ecosistema urbano, Verona è al 67° posto tra i 104 capoluoghi. La qualità ambientale è un problema oggettivo per la città e il territorio, ed è anche un problema di carattere competitivo.

Verona smart e sostenibile

Nell’ultimo anno gli indicatori sono cambiati e hanno ridisegnato la mappa delle classifiche. La struttura informativa della rilevazione ha ridotto gli indicatori di natura ambientale, e secondo le nuove analisi Verona sale dal 7° al 4° posto per il Sole 24Ore, mentre per Italia Oggi addirittura dal 23° al 6°. Come si vede un miglioramento notevole, ma che tiene meno conto degli indicatori ambientali: la raccolta differenziata, la produzione di rifiuti, la qualità dell’aria, la depurazione delle acque dati non fanno più parte della rilevazione su Il Sole24ore. Mentre Italia Oggi non esamina né i consumi o la dispersione idrica, la depurazione delle acque e i dati sula qualità dell’aria.

Questo significa, evidentemente, che i numeri non dicono tutto. Il permanere delle criticità ambientali è infatti confermato da Legambiente, che nel 2020 ci vede arretrare da 67a a 70a. Insomma, di lavoro da fare per adeguarsi agli obiettivi dell’Onu (e per vivere meglio) ce n’è davvero tanto, soprattutto se oltre alla sostenibilità e al benessere continueremo a perseguire un progetto di crescita e sviluppo. Nelle analisi sulla situazione ambientale non dobbiamo nemmeno dimenticare che Verona è al centro di importanti rischi idrogeologici sia per esondazione che per frane e di origine sismica. Il nostro è un territorio fragile, e gli eventi recenti hanno confermato che il sistema fognario, soprattutto a Verona, fa fatica a reggere piogge sempre più intense. Altro che non abbassare la guardia: c’è da rimboccarsi le maniche, sviluppare progetti politici attivi e mirati. E investire… come se piovesse.

Per chiudere con una parziale nota positiva va anche detto però che Verona è tra le prime dieci città italiane per produzione di energia da fonti rinnovabili: nel 2019 è al 3° posto per solare termico e fotovoltaico installato sugli edifici pubblici, con 26,46 kW di potenza ogni mille abitanti. In tema di mobilità sostenibile la ricerca rileva con un po’ di ottimismo che “a Verona c’è una buona dotazione di piste ciclabili, un largo utilizzo del trasporto pubblico e un parco auto poco inquinante”. A noi che ci viviamo non sembra proprio così, ma è un inizio. In attesa che il Piano Urbano per la Mobilità Sostenibile prenda forma e sostanza.