(di Attilio Zorzi) Nel 2020 e nei primi mesi del 2021 ci sono state imposte limitazioni in ambito lavorativo e personale, tuttavia non ci sono mai state fornite evidenze scientifiche e pratiche della loro efficacia nella riduzione dei contagi. Invece la maggior parte di noi ha toccato con mano il disastro economico e sociale che tali misure hanno portato con sé. Inoltre è doveroso evidenziare come, ad oggi, ci siano molti studi, effettuati da centri di ricerca importanti o da università qualificate – da ultima l’analisi di Stanford, che trovate al seguente link: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/eci.13484?fbclid=IwAR0PHn_ZkbfO9b8k8wamgkwFubGVi1FPeZwRpMHrL49j7ziYZPoTaq8KduY – che non trovano alcuna correlazione tra le misure adottate e l’efficacia delle stesse sulla riduzione dei contagi.
Se a marzo dello scorso anno, si poteva accettare una chiusura generalizzata poiché eravamo di fronte ad un qualcosa di ignoto, oggi tale scelta è inaccettabile. Le conseguenze di queste misure hanno avuto un impatto certo e negativo sull’economia e sul benessere. Lo dimostra il calo del PIL (-10%) e tornato ai livelli del 2000, a causa anche della scarsa crescita registrata nell’ultimo ventennio.
A tal proposito il Rapporto “BES” dell’ISTAT sul benessere equo e sostenibile spiega come la pandemia abbia acuito le differenze in campo economico, lavorativo e sociale. In particolare, a livello giovanile, è salita al 23,9% ( +2%) la quota di giovani di 15-29 anni che non studiano e non lavorano. Sono circa 788mila gli occupati in meno tra i 20-64enni. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni scende quindi al 62% dal 64% nonostante il divieto dei licenziamenti in vigore fino al 30 giugno. Dato che si colloca ampiamente al di sotto della media europea, che è del 71,6%.
Molte attività commerciali e PMI hanno risentito duramente delle chiusure e del calo dei consumi, e per questo hanno problemi di liquidità. Se non si provvederà a ripatrimonializzarle tramite veri rimborsi sarà difficile che riescano a continuare la loro attività. La politica dei ristori ha fallito miseramente, anche a causa di errori strategici e politici molto gravi perpetrati dall’ex Ministro dell’Economia Gualtieri, che aveva attivato la clausola del grave turbamento dell’economia ex articolo 107 (3b) del TFUE, che pone limiti agli aiuti alle aziende, invece che quella dell’evento eccezionale ex articolo 107 (2b) del TFUE, che non pone alcun tetto agli aiuti erogabili.
Gli effetti di tale scelta sono ben evidenziati dalla CGIA di Mestre nel suo rapporto di marzo sull’extra-deficit pubblico stanziato dagli Stati Europei e rapportato al numero degli abitanti. La CGIA dimostra come sebbene l’Italia sia stata uno dei Paesi più colpiti dal Covid, ogni italiano abbia ricevuto in media 1.979 euro di aiuti, a differenza di una media europea di 2.518 euro. In particolare, il confronto con Francia e Germania è impietoso: noi italiani abbiamo ricevuto circa 500 euro in meno di ogni francese e addirittura 1.000 euro in meno rispetto ad ogni tedesco.
In questo quadro di difficoltà va quindi ad inserirsi il Decreto Sostegni che ha avuto una gestazione a dir poco lunga. Se ne parlava da gennaio e abbiamo dovuto attendere la primavera perché vedesse finalmente la luce. Le tempistiche sono un altro dei problemi della gestione economica italiana di questa crisi: ogni decisione è arrivata sempre in ritardo. Ad ogni modo Draghi ha cercato di fare il possibile, con le scarse risorse a disposizione, che sono ancora ampiamente insufficienti.
La politica dei ristori è stata fallimentare. Con quest’ultimo scostamento di bilancio sono stati stanziati soltanto 11 miliardi per il settore privato, a fronte di una platea di beneficiari di circa 3 milioni di soggetti, per una media di contributo a fondo perduto di circa 3.700 euro a testa, nulla in confronto alle perdite subite.
Il Sole24Ore ha stimato che gli aiuti andranno dal 1,7% al 5% della perdita subita. Niente se rapportati a quanto concesso in Germania, dove il rimborso alle attività chiuse poteva essere o del 100% della perdita subita o del 75% dei ricavi medi dei due anni precedenti.
Nel Decreto Sostegni ci sono comunque dei segnali di normalizzazione e di buon senso, come ad esempio l’abolizione del criterio dei Codici Ateco per poter accedere ai contributi. Sempre troppo poco per marcare una discontinuità netta con il governo Conte.
Il rischio è che anche Draghi si impantani nelle maglie della burocrazia e nelle paura delle imposizioni europee che, seppur velate, rimangono presenti in ogni relazione ufficiale riguardante il nostro Paese. Per evitare la desertificazione del ceto produttivo italiano, visto che la ripresa attesa nel 2021 stenta a decollare e come confermato da un outlook di Blackrock si colloca soltanto ad un +2,43% cioè a poco più della metà del +4,39% sperato, sarebbe necessario seguire altre strade, ovvero aperture sicure, vaccini e convivenza con il virus. Anche perché – come ben evidenziato dal grafico sottostante elaborato da BlackRock, che è uno dei maggiori investitori istituzionali del mondo – le altre grandi economie, neanche a dirlo, stanno reagendo meglio di noi.
A questo punto è indispensabile accelerare a mille la campagna vaccinale, riaprire al più presto tutte le attività e togliere molte delle limitazioni per permettere la ripresa dei consumi e conseguentemente quella dell’economia reale. Al tempo stesso però bisognerebbe anche preparare degli ammortizzatori sociali adeguati in vista dello sblocco del divieto dei licenziamenti che porterà con sé anche parecchie problematiche.
E quindi necessario pianificare una politica economica ed industriale di livello, adeguata alle nostre esigenze, che punti a rafforzare e sostenere i distretti industriali e le PMI, valorizzando le peculiarità dei vari territori italiani. Altrettanto, sarebbe fondamentale la definizione di una strategia geopolitica concreta per il nostro Paese, oramai senza meta da troppo tempo, che sappia far valere il nostro interesse in Europa e nel Mediterraneo, avendo il coraggio di smarcarci da tutte quelle scelte che ci penalizzano. Si tratta di un percorso veramente difficile ma è imprescindibile se si vuol tornare protagonisti come sistema Italia. Da qualche parte bisognerà pur partire se non si vuole restare a vivere soltanto di ricordi.