Poeticamente, sentiti i toni lirici che ha usato per magnificare gli anni della sua gestione e i risultati ottenuti, l’audizione dell’ormai prossimo ex presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo Bedoni davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario si potrebbe definire il suo “canto del cigno”. Peccato che date le circostanze quel cigno sia in verità un’anatra zoppa già più volte impallinata, come dice il gergo politico americano del presidente che non controlla più il Congresso e che si avvicina al tramonto. E il tentativo di apparire (e di farlo apparire su parte della stampa) come un martire votato alla causa dei soci e della solidità della compagnia suona …leggermente in contrasto con le vicende degli ultimi mesi e anni. Se invece il cigno azzoppato trovasse un altro nido su cui posarsi dopo il vicino addio a Lungadige Cangrande – ci sono voci secondo cui potrebbe forse aspirare alla presidenza della Fondazione Cattolica o a un posto di rilievo ai vertici di in Genagricola, la società agricola di proprietà del Gruppo Generali ormai dominus della compagnia – beh, questo sì sarebbe un capolavoro, un’uscita di scena che starà ai soci giudicare, almeno sul piano etico. Ma questa sarà un’altra storia, ancora tutta da raccontare.
Restando all’audizione parlamentare, Bedoni è intervenuto tre settimane dopo Stefano De Polis, il segretario generale dell’Ivass che aveva sottolineato tutte le mancanze dell’attuale management: i rischi per la solvibilità di alcune partecipate che hanno limitato la capacità complessiva del gruppo; le operazioni immobiliari fatte guardando alla visibilità e alla rete di relazioni e non al risultati economici; le carenze gestionali dimostrate dal CdA e dal suo presidente. De Polis aveva comunque sottolineato che Cattolica è sana e prosegue la sua attività regolarmente, e con i correttivi del 2020 e ancora in corso può risolvere i problemi emersi. Tra le soluzioni prospettate il passaggio da cooperativa in società per azioni e un rinnovo pressoché totale dei vertici, insieme al completamento dell’aumento di capitale.
Di fronte a tutti gli aspetti problematici evidenziati dall’Ivass, Bedoni con i parlamentari si è limitato a confermare che non si ricandiderà in alcuna lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione. E ne ha fatto un punto di merito, precisando che “con la trasformazione di Cattolica da cooperativa a società per azioni dal 1° aprile, ritengo infatti di aver concluso il mio compito. L’attuale CdA si presenterà interamente dimissionario all’assemblea del 14 maggio per consentire il rinnovo dell’organo considerato il nuovo regime legale di SpA”.
Archiviata con disinvolta leggerezza la pratica delle contestazioni, Bedoni si è dedicato a disegnare un quadro estremamente positivo di Cattolica, e proprio prendendo a supporto le intense e complesse attività ispettive dell’Ivass nel corso degli ultimi mesi. Un “gruppo solido, resiliente e capace, come riconosciuto dagli esponenti dell’Autorità di vigilanza, di stare sul mercato in modo competitivo e superare gli ostacoli che il mercato finanziario gli pone”. Così il giudizio sulla compagnia di Bedoni, che ha sottolineato come “i risultati del 2020 sono una testimonianza concreta di questa affermazione”. Nella fase dell’audizione secretata (in quanto si è svolta a mercati aperti) il presidente uscente ha affrontato i temi più strettamente legati alla governance e chiarito i dettagli dell’accordo con Generali per l’aumento di capitale, spiegando quali rimedi siano stati messi in atto e siano in progetto nelle prossime fasi per rispondere alle contestazioni sollevate da Ivass.
La soddisfazione di Bedoni per quanto è stato fatto per il bene di Cattolica è emersa con evidenza durante la descrizione delle magnifiche sorti e progressive della società durante la sua gestione. Senza ad esempio analizzare il misero andamento del titolo in Borsa degli ultimi anni (nel grafico gli ultimi tre anni di quotazione), a proposito di solidità del gruppo ha messo in evidenza come dal 2010 al 2020 la compagnia abbia “sempre chiuso i suoi bilanci in utile, con circa un miliardo di beneficio per i soci e gli azionisti e circa 500 milioni distribuiti in dividendi”. Il gruppo, ha ricordato il presidente uscente, “è uno dei maggiori attori del mercato assicurativo italiano, con circa 3,6 milioni di clienti che si affidano ai prodotti assicurativi di Cattolica e delle altre società del gruppo. In questi anni, con consigli di amministrazione coesi, abbiamo difeso i valori e lo spirito della nostra società, che compie 125 anni. L’abbiamo difesa dall’approccio alla finanziarizzazione in voga negli ultimi vent’anni, i cui risultati abbiamo drammaticamente visto nel sistema bancario italiano ma non in quello assicurativo”.
“Abbiamo dato forza e voce principalmente ai nostri 18 mila soci”, ha aggiunto, “tutelato una rete di vendita forte e competente dal rischio di un modello di bancassurance che a nostro avviso poteva essere solo complementare e non totalizzante. E abbiamo garantito, nonostante crisi economiche e finanziarie nazionali e sul territorio, tutela del patrimonio sociale, dividendi stabili e assoluta sicurezza ai nostri dipendenti e ai nostri agenti”. Fin qui le affermazioni di Bedoni. Chissà se nei prossimi giorni, aspettando l’assemblea (peraltro con l’ultimo capitolo già scritto), qualche esponente delle associazioni di soci, del mondo economico e della politica veronese deciderà di contestualizzare questa lettura.
In conclusione. Con Bedoni in Commissione c’era anche l’amministratore delegato Carlo Ferraresi, che ha parlato nella parte secretata dell’audizione. Va precisato che a parte la cautela dovuta a una società quotata, il riserbo è obbligato anche perché il procedimento sanzionatorio non si è ancora concluso. E non dimentichiamo che oltre che sotto la lente dell’Ivass, i vertici di Cattolica sono sotto inchiesta della magistratura per “illecita influenza sull’assemblea”. Ai parlamentari Ferraresi avrebbe illustrato la solidità dei conti e le future prospettive del gruppo, senza però entrare nei dettagli. Oggi infatti è in programma il CdA che dovrà approvare i risultati di bilancio 2020, che verranno resi noti solo domani.