(di Giovanni Serpelloni) Ritardi inaccettabili di forniture ma anche una organizzazione ancora farraginosa e insufficiente. È un dato di fatto dimostrato dalle percentuali delle persone ad oggi vaccinate. Questo comporta anche che non si possa arrivare presto alle così dette “riaperture” generando profondi disagi e sofferenze soprattutto per le persone più fragili e il settore produttivo.
Sulla questione delle auspicate riaperture e sulle odiate chiusure secondo il Presidente Draghi le scelte da fare «sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo» sui contagi. «Le misure hanno dimostrato nel corso di un anno e mezzo di non essere campate per aria. È desiderabile riaprire, la decisione se farlo o meno dipende dai dati», insiste il presidente del consiglio.
È chiaro che la scelta deve essere basata sui dati oggettivi dell’espansione epidemica in atto. Scelta comunque che è estremamente difficile e dolorosa ma l’oggettività della realtà epidemica a cui assistiamo ogni giorno purtroppo non lascia spazio alla “pietas” o a decisioni “sentimentali” che in questo caso si dimostrerebbero deleterie. Se vogliamo arrivare alle aperture dobbiamo solo accelerare con la campagna vaccinale, perché solo così gli indici di replicazione dell’epidemia e i decessi caleranno. Purtroppo però questa campagna è ancora troppo lenta rispetto alla velocità di diffusione del virus, oltre che disomogenea e scoordinata tra regione e regione.
Le attività di vaccinazione non sono h24, i punti vaccinali sono ancora insufficienti e i vaccinatori sono molto pochi rispetto ai bisogni. In UK sono stati addestrati e autorizzati in brevissimo tempo (e sono oggi attivi) 80.000 nuovi operatori e come si è visto la campagna vaccinale sta procedendo spedita. Rendere realmente e obbligatoriamente operativi come punti vaccinali di emergenza, gli ambulatori dei medici di medicina generale, tutti i distretti (aperti di giorno per le normali attività per evitare la paralisi di altri settori, ma di notte attivi per vaccinare), le farmacie, gli ambulatori dei medici specialisti liberi professionisti, i dentisti, i veterinari. Le palestre e i teatri attualmente inutilizzati, potrebbero essere punti idonei per sostenere questa campagna e i gestori per questa loro disponibilità potrebbero essere “ristorati economicamente” compensando un po’ le attuali perdite. Anche alcune scuole potrebbero essere idonee come punti vaccinali. Gli spazi non mancano. Servono anche semplici unità mobili che possano recarsi nelle comunità isolate e presso gli anziani e quelle persone che non sono autonome e in grado di recarsi si punti vaccinali.
Tanti prima attiveremo una serio reclutamento di vaccinatori (anche con la precettazione del personale sanitario se necessario) e tanti prima risolveremo questo problema. È necessario prendere atto che ogni giorno di ritardo per raggiungere i livelli elevati necessari per creare una immunità generale proteggente, sono decessi evitabili in più, giorni di chiusura di attività commerciali che andranno in fallimento e sofferenze profonde per tutti. Non serve, anzi è dannoso, avanzare con aperture alternate a chiusure a singhiozzo per “dare un po’ di respiro”. Le priorità ora su cui concentrarsi sono: spingere e aumentare la macchina organizzativa vaccinale, aumentare la fornitura dei vaccini abbandonando i tatticismi politici e fornendosi anche da Russia e Cina, per arrivare quanto prima possibile a costruire una condizione minima di vero rilancio e serenità sociale.