(s.t.) In dicembre, parlando dell’acquisizione del 70% di Superior Pump negli Usa, aveva già chiarito che il mercato è sempre più imprevedibile e turbolento e la globalizzazione oggi va affrontata con la massima. Perché accanto a zone in forte sviluppo ci sono aree indebolite, e le aziende devono prepararsi a essere presenti ovunque in forme nuove, in situazioni in cui le uniche certezze sono la fluidità e la variabilità. “In tutto questo il Covid è un catalizzatore, un acceleratore di dinamiche economiche e geopolitiche che le imprese non possiamo ignorare”. Giulio Pedrollo, amministratore delegato del gruppo che produce pompe idrauliche, tra i top player del Made in Italy nel Nordest, valuta di continuo ipotesi di sviluppo in tutto il mondo, perché nessuna nuova geometria di crescita va esclusa: dalle Americhe alla stessa Europa e a un Medio Oriente da tempo in stallo. E al centro delle sue riflessioni c’è il Far East, insieme all’India. Lo ha ribadito nell’intervista a Federico Piazza su Nordest Economia, l’hub editoriale che il gruppo Gedi ha attivato nel Triveneto.
La multinazionale di San Bonifacio guarda dunque verso Oriente: e nella meccanica l’India è potenzialmente più competitiva della Cina e gioca un ruolo chiave in un contesto globale che richiede drastici riposizionamenti in un’ottica regionale. “L’india è un mercato enorme con grandi potenzialità di sviluppo e competitività. Possiede centri di ricerca avanzati e un elevato know-how. Certo”, ha spiegato nell’intervista, “bisogna agire con cautela perché non è un contesto facile da decifrare e in cui muoversi: chi vuol investire deve considerare le differenze di cultura. I cinesi sono efficienti e pragmatici, ma in India non è tutto come sembra. A volte si soffre per la lentezza delle decisioni e una burocrazia pesantissima. Ma con tutte le cautele bisogna comunque guardare con grande attenzione all’India sia come mercato locale che come a una nuova Cina da cui partire per sviluppare altri mercati”.
Secondo Pedrollo una strategia di sviluppo internazionale non può prescindere dall’Asia: essere in Oriente è inevitabile e indispensabile. Perché la “piattaforma” Cina è necessaria per raggiungere i mercati dell’area, che si punti a investimenti diretti o alle acquisizioni di quote di aziende già attive. Scenari che l’imprenditore veronese conferma come obiettivi realistici. In pochi mesi si è evidenziata e accelerata la tendenza alla regionalizzazione: non una contro-globalizzazione, ma una rimodulazione degli scambi che la pandemia ha reso esplicita. Chi produce in Europa si concentra e cresce sul mercato interno, mentre il Covid ha paradossalmente danneggiato i prodotti cinesi o comunque realizzati in Cina. Senza poi contare le recenti complicazioni nella filiera, dal costo dei trasporti a quello delle materie prime ai tempi di consegna (fino al drammatico recente blocco del canale di Suez). Stanno insomma venendo a galla fragilità che invitano le aziende a posizionarsi in chiave regionale per presidiare più da vicino i propri mercati rilevanti.
Giulio Pedrollo considera inevitabile ridefinire le mosse nel quadro della globalizzazione, a maggior ragione perché la situazione pare essersi ribaltata proprio in funzione del Covid. “Un anno fa in piena emergenza l’Europa era spiazzata, senza le mascherine o i respiratori prodotti in Cina. Tanta variabilità impone di ricostruire la catena della fornitura vicina alle aziende. Le aziende europee devono avere solide basi locali, pur mantenendo un accesso alla componentistica dall’Oriente. Torno all’aumento globale delle materie prime, che ora, parlo del nostro settore, sfavorisce proprio i cinesi, incidendo sui loro costi di produzione. In molti comparti ora il prezzo li rende meno competitivi dei produttori europei, e quindi meno interessanti. Cina e India inoltre devono sviluppare i mercati interni, diventando così più attrattivi per chi si fa avanti”.
Tra gli altri scacchieri di rilievo per il gruppo veronese, gli Stati Uniti acquistano sempre più valore dopo l’ingresso in Superior Pump. “Gli Usa sono per noi un mercato potenzialmente enorme e ci sono buone prospettive anche nell’interscambio con l’Europa. Sarà necessario capire come intercettare la tendenza a una produzione più green e sostenibile, rivolta alla clientela già sensibile a questo tema, come sono e saranno i nostri figli. Bisognerà pensare dove fabbricare, a regole di produzione sostenibile, all’impatto ambientale dell’industria”. Meno rosee le prospettive in Medio Oriente, da sempre uno dei primi mercati cardine di Pedrollo. “Le vendite si stanno riprendendo lentamente. Ma non c’è tranquillità: non solo per le tensioni politiche e sociali e le guerre aperte: è insostenibile affrontare un mercato invaso da prodotti cinesi e copie contraffatte. È un vero e proprio terreno di scontro”.
Riprendendo le fila della visione globale dell’economia nell’era della turbolenza, Pedrollo lo definisce “un contesto mondiale nel quale è difficile prendere decisioni sicure”. Perciò “gli imprenditori dovranno essere dei lettori molto attenti delle tendenze geopolitiche, per trovare i giusti partner e le aree nelle quali investire e crescere. Il commercio, l’industria, l’economia per prosperare hanno bisogno di stabilità”. Una riflessione che ci riporta al punto di partenza. Dove possiamo trovare oggi nel mondo questa solidità? In Europa: “Pur con tutti i suoi difetti e le sue inefficienze sotto gli occhi di tutti, davvero non c’è paragone”.