La pandemia ha reso evidente a tutti, ma proprio a tutti, quello che prima si stentava a capire. La sanità è stata trascurata per decenni quando il bilancio e non la salute è stato messo al centro della sanità. Non si è capito che investire sulla salute significa creare posti di lavoro e anche investire sullo sviluppo, perché un paese in buona salute è più vitale e produce di più. Voler risparmiare sulla sanità ha portato a parecchi errori. Primo fra tutti risparmiare sul personale. Mancano medici e infermieri. Oggi ci servono 58.000 medici e 72.000 infermieri. Sono tutti posti di lavoro

Ma dall’università, col numero chiuso, escono solo 9.000 medici all’anno, che poi devono essere distribuiti nelle scuole di specializzazione con un sistema di spostamenti discutibile. C’è un’opportunità per rimettere la sanità al passo con le esigenze di una società invecchiata e quindi più bisognosa di cure. L’Europa ha stanziato 750 miliardi con il piano Next Generation EU. 

Bisogna saperli utilizzare con dei progetti seri. Fondamentale la digitalizzazione del SSN, con il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, supporto indispensabile per potenziare l’assistenza domiciliare integrata. C’è da riformare il ruolo del medico di famiglia e della Guardia Medica, integrandoli, supportandole con strutture adeguate: passo fondamentale per scaricare gli Ospedali e i Pronto Soccorso. C’è molto da fare. Ma visto che ci sono i soldi dell’UE dobbiamo approfittarne, trasformando una disgrazia in un’opportunità.