La notte scorsa è mancato dopo breve malattia all’età di 72 anni Arturo Cavallini, esponente storico della destra veronese. Lascia la moglie e due figli. Arturo Cavallini, occhiali, barba e capelli lunghi e neri, eskimo era stato per qualche anno nel Msi. Colto, aveva due lauree, una delle quali ottenuta con una tesi sulla destra francese negli anni ’30,  spirito inquieto, aveva incarnato quel tipo umano presente nel mondo della destra che si può definire il “fascista di sinistra”. A parte l’aspetto esteriore, per il quale poteva essere preso per un compagno, Cavallini era la prova vivente che l’affermazione, forse un po’ banale e per alcuni versi qualunquista che gli estremi si toccano è vera. Ciò lo portava ad assumere posizioni spesso in contrasto con la linea ufficiale del Msi al punto che se n’era uscito. Poi, col tempo, questa sua connotazione ideologica, particolarmente incentrata sulle problematiche del lavoro, lo portò sempre più ad interessarsi di problemi sindacali.

Fu così che come dipendente della Cassa di Risparmio si mise a fare il sindacalista e s’impegnò nella Cisnal, oggi Ugl, il sindacato di destra che aveva il Msi come partito di riferimento e per questo discriminato nelle trattative fra imprese e organizzazioni sindacali, perfino quando il datore di lavoro era lo stato. Era l’epoca dell’arco costituzionale, cioè di quella conventio ad excludendum per giustificare la discriminazione nei confronti della destra.  E quindi anche della Cisnal, che aveva più iscritti della socialista Uil.

Cavallini dedicandosi quasi esclusivamente all’attività sindacale divenne uno dei leader nazionali della Cisnal e per anni è stato segretario provinciale di Verona e nel suo libro “40 anni con i lavoratori. Storia di un sindacato scomodo” ed.  Terzo Millennio ha fatto una sintesi della sua lunga esperienza politica di autentico militante della destra sociale. Dopo la svolta di Fiuggi di Alleanza Nazionale fu fra i fondatori della Fiamma Tricolore di Pino Rauti, ma fu una breve parentesi in quanto tornò presto a dedicarsi interamente al sindacato.

Alla famiglia le condoglianze della redazione de L’Adige.