Questa mattina, attorno alle 10, quasi in contemporanea con la conferenza stampa di presentazione fatta da Federico Sboarina (qui il nostro articolo), un vigile urbano ha consegnato di persona a mia madre, 98 anni, la circolare con l’indicazione di giorno, ora, luogo della sua prossima vaccinazione Covid. Alla prima convocazione, infatti, lei non aveva risposto, come altri 6mila400 “grandi anziani” veronesi. Così sono arrivati Comune e Ulss 9 a chiedere lumi. Mia madre adesso non deve fare nulla, solo presentarsi in Fiera il giorno indicato se ne ha voglia. Se non ne ha, o se ha altre problematiche particolari, le è stato chiesto gentilmente di specificarne la ragione via email. Che non scriverà lei ovviamente, ma uno di casa… Tre minuti per spiegare tutto con molta professionalità, saluti e auguri.
Alla stessa ora, mille chilometri più a nord, a Berlino, capitale dell’Europa che conta, mio cognato, più verso i 70 che i 60, cittadino tedesco da molte generazioni, non è riuscito a sapere se, come, con quale prodotto, dove e quando la Repubblica Federale lo vaccinerà. Ora, noi siamo e restiamo “spaghetti, pizza e mandolino” e loro i primi della classe; noi abbiamo sempre paura di una divisa (e ce ne vantiamo pure in televisione…) mentre da loro anche un postino si sente un po’ a Bismarck; ora noi non sappiamo organizzare nemmeno un picnic, loro invece spostano mari e monti in quattro e quattr’otto… ma uscendo dai luoghi comuni Verona e il Veneto (un cittadino residente su quattro qui è già vaccinato ed è in larga parte inserito in una della fasce più a rischio) in questa campagna ci sono. Realmente. Con risultati visibili. Non so voi, ma davanti a questo confronto, piccolo, parziale quanto si vuole, uno un po’ più ottimista lo diventa…