Il settore primario veneto è un esempio di efficienza e di efficacia nella gestione del patrimonio agricolo e del territorio rurale oltre che un modello di gestione razionale dei fondi che l’UE mette a disposizione per promuovere la crescita e lo sviluppo del tessuto socio-economico che vive grazie ad esso. Verona è la provincia che rappresenta, per il comparto agricolo, un presupposto di crescita e di eccellenza per il settore: è il polo produttivo più significativo del Veneto.
Verona è una realtà agronomicamente completa in quanto caratterizzata dalla presenza di tutte le potenzialità produttive agricole: seminativi e colture in serra localizzate nella “bassa veronese”; produzioni frutticole (mele, pere, pesche albicocche, ciliegie e kiwi) nelle zone collinari; olivi e vigneti nelle colline moreniche della Valpolicella e nelle campagne adiacenti il lago di Garda oltre che un comparto zootecnico di montagna nell’altopiano Lessino e sul Baldo e uno di pianura improntato sulla produzione di carne. La provincia di Verona per caratteristiche sia morfologiche che produttive è un polo produttivo completo e dinamico, ma soprattutto è la prima provincia in Italia per PIil agricolo e per presenza di produzioni vinicole di qualità.
Il territorio veronese con le sue particolari peculiarità geografiche ospita infatti il maggior numero di DOC e IGT rispetto a tutte le altre province italiane: caratteristica che evidenzia la vocazione del territorio alla coltura della vite.
Ma nonostante questi primati, anche nel settore agricolo si manifesta pesantemente l’emarginazione di Verona a livello regionale ed il deficit di rappresentanza. Sembra impossibile che nell’apparato burocratico amministrativo che regolamenta la gestione del settore primario veneto – nella foto l’assessore regionale all’Agricoltura, Federico Caner, trevigiano – una provincia così importante non esprima neppure un’esponente tecnico autorevole. Ad oggi non c’è un solo dirigente veronese di ruolo nel settore primario veneto. Di conseguenza tutte le decisioni vengono prese da un establishment di matrice padovana, trevigiana e bellunese, come se Verona fosse una piccola provincia marginale e insignificante. Questo stato di emarginazione e di sudditanza deve finire. Verona merita di avere esponenti d’apparato che conoscano il territorio e che la rappresentino. Nel settore primario veneto deve esserci almeno un dirigente veronese!