(di Giovanni Serpelloni) Purtroppo è una falsa sensazione quella di poter contenere l’epidemia con misure preventive attenuate cosiddette “ragionate”. Sicuramente vanno considerati gli alti disagi sociali e i gravi problemi derivati dalle chiusure prolungate e a singhiozzo, ma non dobbiamo illuderci che aprendo “solo poco poco” la porta il virus non riuscirà ad entrare. Dobbiamo essere consapevoli che se vogliamo riaprire scuole, teatri, palestre, ristoranti e bar, piazze e trasporti affollati, anche se con misure preventive aumentate, c’è comunque un prezzo da pagare in termini di nuove infezioni, nuovi ingressi in ospedale e nuovi decessi. Non ci sono ancora le condizioni di copertura vaccinale per poter attuare una scelta del genere.
Non illudiamoci che “andrà tutto bene” perché purtroppo non sarà così. Per molte persone la vita e la mancanza di lavoro e di reddito nelle condizioni in cui siamo è sicuramente diventata insopportabile e non più accettabile ma la soluzione del così detto “rischio ragionato” in un contesto epidemico e vaccinale così carente come quello odierno è prematura e fortemente pericolosa. Deve essere chiaro che è una scelta eminentemente “politica”, così come anche detto dal direttore generale del Ministero della Salute G. Rezza, per decomprimere temporaneamente le tensioni e la disperazione sociale ma impatterà molto male sull’epidemia. La soluzione sarebbe quella di mantenere le restrizioni (che per quanto riguarda le attività all’aperto andrebbero sicuramente razionalizzate con l’avvento della buona stagione) fino a quando la quota di popolazione vaccinata non si avvicini almeno al 70% della popolazione. Nel frattempo andrebbero assicurati tempestivi ristori economici, accelerata al massimo la campagna vaccinale coinvolgendo subito e senza indugio tutti medici di base, i liberi professionisti, le strutture private, i farmacisti, i laboratori privati e tutte le strutture mediche pubbliche dove sia presente un medico in grado di fare un’ iniezione. Un potenziale esercito ancora dormiente e in attesa di ordini ed indicazioni precise.
Ci aiuta a capire le conseguenze del così detto “rischio ragionato “Nature Medicine” che pubblica una “Modellazione delle implementazioni vaccinali, varianti SARS-CoV-2 e requisiti per interventi non farmaceutici in Italia” di Giordana G. et al. 16.04.2021In questo studio, è stato combinato il modello SIDARTHE, che prevede la diffusione delle infezioni da SARS-CoV-2, con un nuovo modello basato sui dati che proietta nuovi casi sulle vittime e sui costi del sistema sanitario. Sulla base del caso italiano, vengono delineati diversi scenari: campagne di vaccinazione di massa con ritmi differenti, differenti velocità di trasmissione dovute a nuove varianti e differenti contromisure applicate, compresa l’alternanza delle fasi di apertura e chiusura. I risultati dimostrano che gli interventi non farmaceutici (NPI) hanno un effetto maggiore sull’evoluzione dell’epidemia rispetto alla sola vaccinazione, sostenendo la necessità di mantenere gli NPI in atto durante la prima fase della campagna di vaccinazione.
Il modello prevede che, da aprile 2021 a gennaio 2022, in uno scenario senza lancio di vaccini e NPI deboli potrebbero verificarsi fino a 298.000 decessi associati a COVID-19. Tuttavia, l’implementazione rapida della vaccinazione potrebbe ridurre la mortalità fino a 51.000 decessi. Implementazione di NPI restrittivi potrebbe ridurre i decessi per COVID-19 a 30.000 senza vaccinare la popolazione e a 18.000 con una rapida introduzione dei vaccini. Dimostriamo anche che, se vengono adottate strategie di apertura-chiusura intermittenti, implementare prima una fase di chiusura potrebbe ridurre i decessi (da 47.000 a 27.000 con lancio lento del vaccino) ed i costi del sistema sanitario, senza un sostanziale aggravamento delle perdite socioeconomiche.
https://www.nature.com/articles/s41591-021-01334-5?fbclid=IwAR19VoO8DelEg8aIbZ-S-kSUVLVHcuLab5CUU1NvdWediSYiUNdN0KuIoTo