La media nazionale è di metà classifica, bene ma non benissimo se pensiamo che davanti al Veneto ci sono l’Emilia Romagna ed altre quattro regioni a statuto ordinario (va da sé che le regioni a statuto speciale fanno una gara a parte), però qualche dato importante c’è: ad esempio, la partecipazione delle donne al lavoro, nel Veneto si registra la migliore performance come part-time “involontario” ( ovvero, lavoratrici con orario ridotto che dichiarano di avere accettato un lavoro part-time in assenza di opportunità di lavoro a tempo pieno che è l’indicatore dell’esclusione delle donne nel mercato del lavoro); il basso tasso di disoccupazione e la percentuale di giovani che non studiano e non lavorano. In entrambe le classifiche siamo sul podio nazionale. Così come nel welfare individuale – che sia la previdenza complementare o la sanità -. Il Veneto, insomma, esce ammaccato dalla pandemia, ma gode ancora di sana e robusta costituzione fisica. Il giudizio emerge dalle classifiche del “Welfare Italia Index” – indicatore sintetico di misurazione delle performance dei territori in termini di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione – realizzato da “Welfare, Italia”, think tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House – Ambrosetti.

Il Welfare Italia Index viene presentato analiticamente all’interno del Rapporto Annuale del think tank Welfare Italia. Il Welfare Italia Index è basato su 22 Key Performance Indicator che misurano dimensioni di input  ovvero indicatori di spesa (pubblica e privata) in welfare che raffigurano quante risorse sono allocate  in un determinato territorio (ad esempio l’ammontare allocato tramite Fondo Sanitario Nazionale rapportato sul totale della popolazione regionale o l’assegno pensionistico medio mensile degli over 65) e dimensione di output, ovvero indicatori strutturali che rappresentano il contesto socio[1]economico in cui si inserisce la spesa in welfare (ad esempio il tasso di disoccupazione o la quota di famiglie in povertà).

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Il Veneto ha una buona struttura occupazionale, con bassi tassi di disoccupazione (5,6% contro un dato nazionale dell’8,6%, al 5° posto in Italia), un basso tasso di NEET, inferiore al dato nazionale (14,3% contro il 16,8%, il 3° miglior risultato a livello nazionale) e un numero di part-time femminile involontario molto basso (50,6% contro il valore mediano nazionale del 63,7%, il miglior risultato in Italia).

Meno positiva la situazione relativa alle risorse a disposizione per le politiche di welfare all’interno della Regione. Leggermente inferiore al valore nazionale il finanziamento pubblico al sistema sanitario regionale (1.951 € l’anno contro un valore nazionale di 1.979 €) così come la spesa pubblica per consumi finali per l’istruzione e la formazione (2,7% del PIL regionale, a fronte una mediana italiana del 3,4%).

Superiori al dato nazionale sono i contributi privati al sistema di Welfare. La spesa sanitaria privata raggiunge il valore di 717 €, al terzo posto in Italia (dato nazionale di 557 €) mentre il tasso di partecipazione alle forme pensionistiche complementari è di ben 5 punti superiore al valore nazionale (38% contro il 33%). Superiori al dato nazionale anche le risorse redistribuite dal sistema previdenziale pubblico (1.219 € contro una mediana nazionale di 1.122 €).