(di Bulldog) Il challenge è molto semplice e molto scenografico: una mano aperta sulla quale viene scritta la propria opinione sul DDL Zan. Va fatto girare sui social media che da strumento di nuova comunicazione sono diventati abbastanza in fretta terreno di battaglia dove i peggiori leoni da tastiera scaricano rabbia e livore. Nei giorni scorsi, la responsabile del Dipartimento famiglia, pari opportunità e valori non negoziabili di Fratelli d’Italia nel Veneto, la veronese Maddalena Morgante, ha partecipato al challenge, postando la foto che vedete in questa pagina.
Un passo indietro, scusate: il DDL Zan è quella norma di legge avanzata dal deputato Pd Alessandro Zan (attualmente bloccato al Senato perchè ritenuto dalla maggioranza non “prioritario”) che tratta “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Tra le novità del provvedimento è prevista la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati “sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità”; il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi; la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi” Viene istituita una giornata nazionale – il 17 maggio – contro l’omofobia e stanziati 4 milioni di euro per sostenere le associazioni che sostengono le vittime dei reati d’odio
Destra e sinistra sono entrambe a favore della difesa dei diritti individuali di scelta e contro discriminazione e violenza, ma sono separate da un quesito non di poco conto: sino a che punto una persona, o un movimento politico, può esprimersi non contro un diritto individuale ma contro scelte politiche: ad esempio, dire no alle lezioni sulla teoria del gender nelle scuole è un reato di discriminazione o no? essere contro l’utero in affitto è discriminazione o no? esprimere la propria opinione su temi così delicati e divisivi è un reato di istigazione alla violenza o soltanto l’esercizio del proprio diritto di parola?
Nell’attesa di risolvere questi dilemmi, Maddalena Morgante ha espresso la sua opinione. Non ha offeso nessuno. Non ha messo all’indice nessun comportamento. Ha espresso il suo pensiero. E questo è e resta ancora un nostro diritto costituzionale. Ma così non la pensano in molti. Quelli che hanno subissato Maddalena di insulti sessisti, di offese personali. Nel mirino la sua competenza professionale, le sue idee, il suo aspetto fisico, il suo essere donna con un maschilismo degno di un talebano e guai a prendere le sue difese, valanghe di insulti a sfondo sessuale per tutti…
Il post di Morgante è diventato presto virale alimentando migliaia di visualizzazioni e commenti. Il punto, in conclusione, sta proprio qui: è vero, il tema divide la società ma non stiamo varando il DDL Zan proprio per sconfiggere l’odio latente di questa società? Non stiamo lavorando per una società più giusta dove non si venga aggrediti per il proprio sesso, le proprie opinioni, la propria razza? e non sono proprio le donne la componente della società che più viene perseguitata, minacciata, aggredita, violata in questo Paese? La lezione del post di Maddalena Morgante è che una donna non può esprimere liberamente il proprio pensiero pena essere offesa pesantemente, quando non di peggio. Del resto, in Italia una donna non può denunciare uno stupro senza passare, di primo acchito, per puttana. Ce lo ha ricordato plasticamente il leader di un partito della maggioranza che attualmente guida questo Paese. Un quadro desolante ed allarmante. Che fa vergognare gli uomini perbene. Ma che dovrebbe interrogare soprattutto la Sinistra su come lavora per “far avanzare” i diritti civili in Italia. E con chi lo sta facendo…