In Veneto e a Verona la campagna vaccinale prosegue a pieno ritmo. In questi giorni tocca agli over-60. Poi, ultimata questa categoria non si sa ancora se le vaccinazioni verranno aperte a tutti oppure continuerà a procedere con le classi d’età. La prospettiva che a giugno venga richiesto il “green pass”, cioè il pass vaccinale per trasferirsi da una regione all’altra, funziona da ulteriore incentivo per convincere la gente a vaccinarsi.
Ma mentre gli italiani sono alle prese con la prima e la seconda dose la comunità scientifica s’interroga sulla terza. E’ necessaria la terza dose? E se sì, dopo quanti mesi? Domande che attendono una risposta dagli scienziati e dalle case produttrici. Perché, specie se verrà introdotto “green pass”, c’è il rischio che quelli che si sono vaccinati a gennaio e febbraio, possano vederselo negato perché sono passati più di sei mesi. Non ci sono ancora dati certi sulla durata dell’immunità.
Pfizer-BioNtech, Moderna, AstraZeneca e Johnson&Johnson ipotizzano periodi dai 9 ai 12 mesi. Ma va valutato il comportamento del Covid alla luce delle varianti. Dipende dagli studi sulla durata dell’immunità dei vaccini. Tutto è stato fatto in fretta per far fronte all’emergenza. Solo il tempo potrà dirci quanto effettivamente dura l’immunità in chi si è vaccinato. Anche in questo campo l’umanità e la comunità scientifica si sono trovate di fronte ad una situazione completamente nuova. C’è anche chi pensa che non abbia senso somministrare una terza dose, specie per i vaccini basati sulla tecnologia a M-RNA, come il Pfizer o il Moderna. Secondo questa scuola di pensiero bisogna piuttosto studiare le varianti e fare dei vaccini specifici anche per quelle.
In ogni caso, se dovesse risultare che è necessaria una terza dose o una nuova somministrazione, non bisognerà trovarsi impreparati. Non ci possiamo più permettere un’altra chiusura.