Non ha fatto in tempo a finire un campionato deludente che le dichiarazioni del direttore sportivo De Giorgis hanno assestato un altro colpo alle aspettative sul futuro del Chievo. Non ha usato mezze parole: niente illusioni! Le difficoltà economiche ci obbligano a vendere i pezzi migliori per fare cassa. L’obiettivo non è rinforzare la squadra ma mettere a posto il bilancio. L’avevamo detto sin dall’inizio di questo secondo campionato in B: la “favola” è finita quando se n’è andato Sartori, il principale artefice del miracolo Chievo, uno che alla società ha dato l’anima, uno di quelli che capiscono di più di calcio in Italia. Dopo il suo trasferimento all’Atalanta, il Chievo ha vissuto di rendita per altri tre anni. Poi il declino. Certificato dalle dichiarazioni di De Giorgis. 

Ma ecco il fatto nuovo. Il Sole 24 Ore scrive che ci sarebbe qualcuno interessato a entrare nella società di Campedelli o di rilevarla. Si parla di un gruppo svizzero, di un americano e di una famiglia industriale italiana. Magari! Solo che la faccenda non è così semplice. Non basta la manifestazione d’interesse. Ci vogliono delle pre-condizioni che rendano attuabile l’operazione.

Sono molte le società calcistiche che si trovano in difficoltà finanziarie. Una della cause è stata la pandemia. Non occorre spiegare perché. Ecco allora la prima pre-condizione: un intervento legislativo che decida una moratoria, fiscale e di debito per dare ossigeno a un settore che, piaccia o no, ha un suo peso sul Pil. Seconda pre- condizione: la revisione dei parametri di partecipazione al campionato. Anche questo per far respirare molte società in sofferenza. A questo punto si creerebbero le condizioni per l’entrata o l’acquisizione della società di qualcuno che abbia la volontà di rilanciare il Chievo investendo dei soldi. Con una precisazione. I milioni da soli non bastano. Ci vuole qualcuno che se ne intende e che sa come spenderli.