(di Maddalena Morgante *) Poi a pensare male si farà peccato, ma non è che anche questa volta ci vogliano spacciare prodotti come fossero “diritti civili“? Nella giornata mondiale contro l’omofobia, massimo spot pubblicitario possibile del DDL Zan, l’impressione di essere in realtà presi per i fondelli diventa fortissima, anzi una certezza. E la prova non sta nelle manifestazioni di questi giorni dove persone libere dichiarano a fronte alta le loro opinioni e le loro scelte personali nella massima libertà di espressione – come giusto che sia -, ma nell’immediata campagna pubblicitaria di un prodotto in vendita che si aggiunge ai tanti spot che vengono passati in questi giorni nelle televisioni nazionali. Un prodotto come tanti altri – un vino rosato, in questo momento al top delle richieste del mercato – proposto da un noto produttore di blue jeans che , guarda caso, propone il “primo vino a-gender“, “né bianco né nero” , dove la “massima libertà è essere sè stessi..” Un rosato per battere gli stereotipi di genere. Bene. E come lo lanciamo questo vino a-gender? con una bella immagine di gambe di donna e con un modello che dovrebbe rappresentare una sessualità “non-schematica”.

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Allora, mi viene il sospetto: se questo vino nasce per una precisa volontà politica, quella di affermare la libertà anche sessuale, perchè utilizzare per promuoverlo immagini che ripropongono banalmente solo e soltanto “carne da macello“? Non c’è altro nella narrazione di un vino rosato? Non ci sono diritti in ballo nell’immagine proposta, l’ennesima, di una donna-oggetto? E di un uomo-oggetto?

E se invece tutta questa cosa dell’omofobia da sradicare non fosse nient’altro che un’abile propaganda per farci comprare prodotti, altri prodotti, sfruttando la mutata sensibilità di consumatori ritenuti però oramai troppo assuefatti per cedere alla “solita” réclame?

(* Responsabile Dipartimento Veneto famiglia, pari opportunità, diritti non negoziabili Fratelli d’Italia)