Mattarella ha dichiarato che non farà il secondo giro. “Sono vecchio” ha detto. Quindi il problema di una sua ricandidatura alla scadenza del settennato del prossimo 3 febbraio non si pone. Tempestivo, Matteo Salvini (nella foto) ha fatto la sua mossa. Ha lanciato Draghi per il Quirinale. Lanciato si fa per dire. Draghi s’era lanciato da solo quando aveva accettato di fare il capo del governo. E siccome nessuno fa niente per niente, c’è da pensare che lo abbia fatto in vista di una contropartita. E per uno del suo spessore quale contropartita se non il Quirinale? Quindi Salvini, più che lanciarlo, ha fatto sapere che la Lega, e probabilmente anche tutto il centrodestra, è disposta a votarlo. Una mossa giusta per più motivi.

Il primo, perché apre la strada alle elezioni anticipate. Una volta eletto Draghi Presidente della Repubblica, si riporrebbe il problema di fare un altro governo. Ma sappiamo che in questo Parlamento una maggioranza non esiste. Quindi lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate diventerebbero una necessità cui Draghi non avrebbe interesse a sottrarsi. Anche perché sarà venuta meno la necessità di avere un Parlamento che garantisca l’elezione di un Capo dello Stato fedele all’UE.

Il secondo motivo è che la presenza di Draghi sul colle garantisce un contrappeso ad un governo del centrodestra, ormai dato per certo da tutti i sondaggi.

Il terzo motivo è dato dalle assicurazioni fornite a Bruxelles da Slavini e dalla Meloni che, una volta al governo, non assumerebbero atteggiamenti anti-europei, tipo Ital-exit.

Il quarto motivo è che l’appoggio del centrodestra all’elezione di Draghi al Quirinale metterebbe fuori gioco tutti gli altri candidati, tutti di sinistra: Prodi, Veltroni, Letta, Gentiloni, Frassoli e Franceschini. 

Nel caso di elezioni anticipate ci sarebbe l’election-day. A Verona saremmo chiamati ad eleggere, oltre al sindaco e il consiglio comunale, anche deputati e senatori.