Imprenditore prestato alla politica e figlio d’arte – suo padre Luigi era stato uno dei capi della Democrazia Cristiana durante la Prima Repubblica – Massimo Ferro è senatore di Forza Italia. Era già stato eletto deputato nel 2001, ma poi era tornato a occuparsi delle sue aziende. Nel 2018 Berlusconi gli ha chiesto di candidarsi ed oggi siede a Palazzo Madama ed è anche responsabile economico nazionale di Forza Italia. Gli abbiamo chiesto quali sono secondo lui le priorità che Draghi deve affrontare per mettere le basi di un rilancio della nostra economia. «Sicuramente il governo Draghi rappresenta un passo avanti rispetto a Conte. Lo dico per la credibilità del leader, sia in Italia che all’estero, e per le figure di alto profilo che ha coinvolto nella gestione dei ministeri economici. L’urgenza, per far ripartire il Paese- dice Massimo Ferro- è quella di andare incontro con provvedimenti concreti alle categorie penalizzate dalle restrizioni derivanti dalla pandemia. E dato che la crisi è dovuta al Covid, è da lì che bisogna ripartire. Il che significa che sono i vaccini la chiave di tutto. Prima si vaccinano tutti, prima si riparte. Su questo Draghi s’è giocato la partita. E su questo la sta vincendo.»
Ma non si aspettava, anche lei come tanti italiani, qualcosa di più?
«Effettivamente le aspettative c’erano, specie sulla semplificazione e l’alleggerimento fiscale. Lo sforzo, al momento – continua Ferro- è tutto concentrato sull’uscita dalla pandemia. Temo che certa sinistra e soprattuto il Movimento 5 Stelle rappresentino una freno per quello che il governo potrebbe fare, specie sulla sburocratizzazione e la fiscalità»
Il fatto che Forza Italia e Lega appoggino il governo Draghi e Fratelli d’Italia no, potrà avere ripercussioni sull’unità del centrodestra e conseguenze sul territorio?
«L’alleanza del centrodestra è ormai un fatto consolidato nel Paese e non credo che il differente atteggiamento rispetto all’esecutivo nazionale possa avere una ricaduta negativa sul territorio. Penso soprattutto al 2022 – risponde Ferro- quando a Verona ci saranno le comunali per il rinnovo dell’amministrazione. Il centrodestra si dovrà presentare unito perché solo se il centrodestra è unito vince. E siccome Verona è una città moderata, anzi, è nell’immaginario collettivo una roccaforte del centrodestra, bisognerà fare di tutto perché la coalizione rimanga unita.»
Quanto pensa possa influire sull’esito finale “l’anomalia Tosi” esistente nel centrodestra?
«A Verona il centrodestra è sicuramente di gran lunga maggioritario nell’opinione pubblica e nell’elettorato. Lo si è visto alle regionali di settembre. Ma proprio la presenza di Tosi, che non è di Forza Italia, potrebbe giocare brutti scherzi. Specie in un eventuale ballottaggio. Anche perché la maggioranza che appoggia Sboarina – ricorda il senatore– ha escluso qualsiasi ruolo a Forza Italia. Il Sindaco non ha voluto in nessun modo coinvolgere Forza Italia, credo non lo potrà chiedere a marzo 2022. Se la sinistra trovasse un candidato giusto, potabile anche ad ambienti moderati, ci potrebbero essere delle sorprese proprio perché Tosi, qualora si presentasse autonomamente, sequestra una quota di voti di centrodestra. Il ricordo di Zanotto nel 2002 deve far riflettere»