“Traguardi” ha anticipato tutti e ha lanciato il candidato sindaco della sinistra per Verona. Il nome era nell’aria: Damiano Tommasi da Sant’Anna D’Alfaedo, già calciatore della Roma, già presidente del sindacato calciatori. Un’operazione che politicamente mette Traguardi alla guida della sinistra veronese. Gli altri, se ci staranno, a rimorchio. D’altra parte è il gruppo più attivo. Han dato all’operazione un taglio “civico”, d’alternativa al centrodestra. Non è ufficiale, ma il candidato è lui. Autori dell’operazione i due giovani leader di “Traguardi”: il consigliere comunale Tommaso Ferrari e il presidente Pietro Trincanato che dicono: Verona è ferma per colpa del centrodestra che l’ha governata con Tosi prima e Sboarina poi. Bisogna cambiare e dare la città in mano alla sinistra. Un ragionamento troppo semplicistico, che meraviglia se fatto da un gruppo “intelligente” come “Traguardi”.

Dovrebbero sapere che  la città è rimasta ferma anche fra il 2002 e il 2007, con l’amministrazione Zanotto, di sinistra. Ridurre la ricerca delle cause del mancato sviluppo di Verona negli ultimi decenni a una partita sinistra/destra non è il modo per risolvere il problema che richiede l’individuazione delle cause. Che sono ben altre. Scaricare le responsabilità solo sulla politica è da grillini. Vanno spalmate anche sulla “società civile” cui “Traguardi” si richiama ed ha relazioni. Quelle associazioni di categoria, quegli imprenditori, quei professionisti, quei manager che hanno sempre contato a prescindere da chi era il sindaco. E’ un sistema di potere che tiene ferma Verona. Bene la posizione su Castelvecchio e sulla sinergia musei-università-imprese, ma ignorare che le cause della paralisi sono la carenza di rappresentanza e la marginalizzazione regionale, denota un deficit d’analisi preoccupante. 

Altro forte elemento di perplessità è che per “Traguardi” «la veronesità ha impoverito Verona». Concetto espresso anche dal presidente dell’Enea Federico Testa e che fa parte del bagaglio della sinistra globalista che detesta le identità. Concetto che, declinato sulle scelte politiche della città, avrebbe voluto, per esempio, che in nome della sprovincializzione Agsm fosse data in pasto alla milanese A2A. Cosa che fortunatamente il centrodestra è riuscito ad evitare. Traguardi deve sapere che l’80% dei clienti di Agsm è fuori Verona, ma che i soldi provenienti da questo 80% vengono riversati su Verona. Secondo loro è un male? O non sarebbe piuttosto un male che i guadagni andassero a ingrassare qualche anonimo gruppo finanziario con sede chissà dove? 

Anche su uno dei gruppi più validi come Traguardi pesano le stigmate della sinistra che, crollato il sogno della rivoluzione proletaria, ha saltato fosso ed è diventata la guardia bianca del peggior capitalismo finanziario.