(di Bulldog) Tentare lo scenario è facile: col delisting di Cattolica dopo l’Opa delle Generali e il prossimo ingresso di Banco BPM in uno dei nascenti superpoli bancari italiani,tutta la finanza veronese si concentrerà nella sola Fondazione CariVerona. Le banche di territorio stanno infatti muovendo verso altri lidi puntando ad aggregazioni di scala con altre province dove non sempre verrà garantita la leadership scaligera. Nelle prossime ore la politica veronese si farà in quattro per lamentare, con alti lai, la fine della specificità veronese nella finanza e le colpe politiche dell’una e dell’altra parte. Dal mancato “polo finanziario” in ZAI alle nomine dentro la Fondazione (dove soltanto una legge nazionale ha messo fine alle nefaste presidenze sovietiche…), al ruolo della stessa Fondazione in Unicredit e i suoi investimenti finanziari. Proviamo ad allargare il tiro: sulla Fiera si muovono Bologna e Milano e presto inizierà l’azione di lobby dell’una e dell’altra; l’aeroporto è più veneziano che mai; ci resta il polo logistico e poi?
Premesso che la specificità veronese era frutto di un “cartello” figlio della scarsa apertura del mercato della piazza scaligera; che l’apertura del mercato ha reso palese il limite strutturale e di competenza di questo cartello; che il bilancio della Fondazione sta in piedi perché è cristallizzato il valore della partecipazione in Unicredit; che quelli che oggi contestano alla Fondazione l’investimento “ad alto rischio” in una start up assicurativa sono gli stessi che hanno imbottito il patrimonio della Fondazione di immobili belli ma senza reddito o di partecipazione in enti strumentali che hanno prodotto soltanto perdite (Aeroporto e Fiera)… tutto ciò premesso resta da chiedersi come ne usciamo.
Cioè, in altre parole, abbiamo una classe dirigente in grado di strutturare un recovery plan in salsa veronese per tentare di mantenere una posizione strategica per Verona? Abbiamo nella nostra classe dirigente competenze economiche e finanziarie disponibili per il bene comune? Nelle imprese, ovviamente, queste ci sono ma su quali civil servant possiamo contare? Dove sono i nuovi Giorgio Zanotto, i Rossi, i Pavesi, i Perdonà della ricostruzione?
Sul tavolo, va detto, c’è la bozza di un fondo sovrano veronese accennata dal parlamentare Massimo Ferro, ma poco altro… Le menti con un po’ di economia e finanza nelle mani sono altrove: all’Enea, a guidare un partito in Basilicata, nel porto giuliano o in una banca d’affari trevigiana. E’ meglio che questa Città inizi a selezionare velocemente una nuova classe dirigente: giovani professionisti che siano disposti a rischiare il loro futuro per il bene comune. Perché altrimenti ci resta il modello Parma: una bella e quieta città di provincia, dove si vive bene, ma che non conta un cazzo.