(di Attilio Zorzi) La Strategia in geopolitica ha lo scopo di raggiungere un obiettivo attraverso tutte le potenzialità politiche, economiche e militari di uno Stato. È chiaro che non si può declinare in toto questa definizione su Verona e la sua provincia, poiché la geopolitica regola soprattutto il rapporto tra gli stati. Tuttavia all’interno del Veneto e dell’Italia esistono rapporti di forza tra i diversi attori locali che determinano lo sviluppo e il successo di un sistema territoriale rispetto ad un altro.

A Verona negli ultimi vent’anni è mancata una Strategia. O più semplicemente una visione di lungo periodo. Né si riescono a vedere gli obiettivi perseguiti dalla classe dirigente. Sarebbe lungo analizzare e comprendere il perché, ma le conseguenze sono evidenti: dallo smantellamento dell’Aeroporto, all’impoverimento della Fiera, passando per il ridimensionamento del sistema bancario, assicurativo e finanziario della città. Negli ultimi anni il ruolo di Verona è diventato marginale, sia nel Veneto che in Italia. In Regione l’ultimo Presidente veronese è stato Angelo Tomelleri (1975 e il 1980), un’era politica fa, quando i governatori non venivano eletti direttamente. Da allora il nostro peso politico in Veneto è andato scemando ed oggi tutte le principali decisioni vengono prese nel triangolo Venezia-Padova-Treviso.

All’ambito squisitamente politico, s’affianca la mancanza di una classe dirigente veronese all’interno delle burocrazie regionali, un fatto spesso ignorato, ma fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi strategici di lungo termine. A riprova vi sono i numeri. Sono pochissimi i veronesi con ruoli apicali negli enti regionali. Addirittura nel settore agricolo non abbiamo nemmeno un dirigente a rappresentare la nostra città, nonostante Verona sia la prima provincia d’Italia nel comparto dell’agri-food!

Non vanno meglio le cose a livello nazionale. La politica veronese non riesce a incidere sulle scelte governative. Sul piano economico Verona sta vivendo una graduale decrescita, che ci sta ponendo in un ruolo sempre più subalterno rispetto alle altre grandi città del Nord. Sono tante le società che hanno perso il legame con il territorio: il Banco Popolare e Unicredit sono ormai da anni nell’orbita di Milano, Cattolica è nelle mani di Generali (Trieste) e il Catullo è controllato da Save (Venezia). Le cose non vanno bene per Verona. Dobbiamo esserne consapevoli. Ma è proprio questa consapevolezza, unita agli imminenti sviluppi economici con l’arrivo dei fondi del PNRR e a quelli politici, con le elezioni comunali del 2022, che ci fa capire che è giunto il momento di sviluppare una Strategia veronese per ripartire e tornare protagonisti.

Costruire una Strategia non è un’impresa semplice: c’è bisogno in primo luogo della politica, che deve tornare ad essere percepita dai cittadini come democratica. Per farlo ha bisogno di creare processi decisionali trasparenti, meritocratici e condivisibili, perché solo così potrà essere nuovamente apprezzata e partecipata. In secondo luogo c’è bisogno anche della società civile, che dovrebbe mettersi in gioco per la collettività e non solo per i profitti individuali, sempre giusti e meritati, ma destinati a perdere valore se tutto il territorio nel suo insieme non saprà crescere e migliorare. 

Sul piano politico, essendo Verona una città storicamente di centro-destra, dovremo avere come primo obiettivo strategico quello di integrare e far coesistere tutte le anime di quest’area, senza troppi attriti e malumori, per dare stabilità al territorio. Il fine ultimo di questa coesione dovrà essere, senza dubbio, quello di risultare sempre  coesi ed incisivi nelle trattative con il governo regionale e con quello nazionale. Non si dovrà poi dimenticare l’importanza della burocrazia, evitando le rendite di posizione, e puntando invece su dei profili competenti e preparati. Perché oggi più che mai queste figure professionali sono fondamentali per portare a compimento qualsiasi tipo di progetto. 

Servono concretezza, senso della realtà, trasparenza e anche una buona dose di manuale Cencelli. In ogni caso non si può prescindere dalle competenze e dalle capacità. Solo avendo persone competenti e preparate nei ruoli funzionali ai meccanismi del potere si potranno ottenere risultati. Sul piano economico i punti saldi dovrebbero essere quelli di tutelare e valorizzare i nostri asset principali: AGSM, Fiera ed Aeroporto, in primis, senza però dimenticare i comparti finanziario, logistico e agricolo.  Gli aumenti di capitale della Fiera e del Catullo sono importanti, ma servono dei piani industriali chiari e realistici, con dei progetti a lungo termine. Non dovranno mancare a corredo dei business plan i prospetti dei flussi finanziari attesi, le possibili alleanze e partnership future e le conseguenti ricadute di tali scelte sul territorio. 

La strategia veronese potrebbe essere quella di porsi alla guida dell’area del Garda, traendo vantaggio dalla nostra posizione geografica e dalla nostra grandezza, che potrebbe permettere a Verona di pensare anche alla “Città metropolitana”, come polo di attrazione e di contrapposizione all’Est del Veneto. In tal modo potremo smarcarci dalle ingerenze veneziane e saremo in grado di trattare da pari con il triangolo Venezia-Padova-Treviso, forti di un bacino interregionale tra Veneto, Lombardia, Trentino ed Emilia, economicamente e strategicamente fondamentale per lo sviluppo nazionale e l’implementazione del PNRR. 

La grande sfida che incombe sui nostri politici e dirigenti, a partire dalle prossime elezioni comunali, è proprio quella di saper creare, finalmente, una Strategia veronese, che attraverso l’utilizzo dei giusti mezzi ci faccia ottenere quei risultati politici, economici e di sviluppo, che da tempo mancano alla nostra Provincia. Sarà importante cogliere questa occasione, sfruttando con concretezza e capacità le occasioni e i fondi che arriveranno, senza lasciare spazio alle liti, all’improvvisazione e all’immobilismo. Verona ha tanto da dare. Di tempo ne è stato perso fin troppo. Adesso tocca a noi veronesi scegliere il nostro futuro!