(di Carlo Rossi) Tanita Danese, ventotto anni, laurea in filosofia, master in economia, in enologia e mercati internazionali e sommelier, oggi è la front woman di Fongaro e sta continuando l’evoluzione di un percorso cominciato 15 anni fa. Un cambiamento nella continuità, che si mantiene in cantina con la consulenza dell’enologo storico. L’azienda è stata tra le prime nel Veneto a puntare sul biologico già dal 1985. 

“Il nostro Metodo Classico,  può essere considerato tutto “Riserva” secondo il disciplinare, che prevede, per potersi fregiare di questa dicitura, una rifermentazione di almeno 36 mesi, mentre i nostri vanno ben oltre: il nostro vino d’entrata, ad esempio, parte da un minimo di 48 mesi sui lieviti”.  “Siamo pochi produttori di Durello, trentacinque aderenti complessivamente al Consorzio tra la provincia di Vicenza e Verona – sottolinea Tanita -. E siamo tra i pochi che hanno scelto fin dall’inizio di produrre solo Durello Metodo Classico, escludendo quello Martinotti (autoclave) e altri vini di altre Denominazioni, e così continueremo a fare. All’interno della Denominazione siamo tra i fondatori. Infatti nasciamo come Fongaro nel 1975 ed eravamo tra i primi, mentre il consorzio dei Lessini Durello è stato costituito nel 1987. “  racconta Tanita “E’ una denominazione poco conosciuta fuori dai confini regionali. Il mio sogno è che il Durello Metodo Classico venga riconosciuto come IL Metodo Classico al 100 per cento italiano in grado di competere con i grandi produttori di spumanti mondiali. E’ prodotto con la Durella, vitigno autoctono con grandi capacità di invecchiamento e di struttura e che dà il suo meglio, ed esprime nell’omonimo uvaggio il suo massimo potenziale, proprio dai terreni vulcanici del Parco della Lessinia, nel quale si trovano i nostri campi e la nostra azienda”.

Colore giallo brillante, venature dorate, bella e setosa schiuma. Naso pieno ed accattivante, minerale e dai sentori di frutta matura, confettura d’albicocche. In bocca spingono note balsamiche e rinfrescanti. Buona la spalla acida per questo millesimo 2013 pas dosè, prodotto in appena 3.500 bottiglie. Croccante e vivace al palato, buon vino da tutto pasto. Una storica bollicina divenuta emblema di un territorio magico, quello dove dimora l’uva Durella, antropizzato d tempi antichissimi. Altrettanto fascinoso il “fratello” la Nera in versione brut del 2013, anch’esso in tiratura di 3.500 esemplari, con piu’ marcate note burrose e di freschezza.

La denominazione del Durello è suddivisa in 15 sottozone, ognuna caratterizzata da un diversi terroir, esposizione e caratteristiche, che rendono uniche la denominazione veronese-vicentina.  I giacimenti fossiliferi di Bolca, l’intera Val d’Apone sede di rocce vulcaniche e sedimentarie, la flora e la fauna che caratterizzano l’area, le coltivazioni che oggi qui insistono, potrebbero presto diventare patrimonio UNESCO.