All’inizio il vaccino non c’era. Eravamo tutti in difficoltà. E anche un po’ spaventati. Poi sono riusciti a farlo. Prima uno, poi degli altri. La sperimentazione è stata fatta “alla bersagliera”. Di necessità virtù. Ma in meno di un anno i vaccini hanno cominciato ad essere somministrati. E il virus ha cominciato a perdere colpi. Qualche problema con Astra-Zeneca, che comunque nel Regno Unito è stato iniettato a 40 milioni di persone senza particolari danni, ma tutto sommato il vaccino funziona. Ed è l’unica arma contro il covid.
All’inizio s’era parlato di renderlo obbligatorio. Ma ha prevalso la linea morbida. Chi vuole lo fa. Chi non vuole, niente. Tanto, assicurano gli epidemiologi, per raggiungere l’immunità di gregge basta il 70-80% di popolazione vaccinata. E i no-vax sono molti di meno. Siamo o non siamo in democrazia? Non siamo in Cina. Ma anche la libertà ha dei limiti. Sennò diventa casino. Il principio è: la tua libertà finisce dove comincia la mia e viceversa.
E qui arriva il problema. C’è il 2,6% del personale sanitario che non si vuole vaccinare. 45.753 fra medici (che però sono solo lo 0,2%), infermieri e operatori socio sanitari, per i quali non può valere il discorso della libertà, perché sono stati loro a scegliere di fare il mestiere di curare i malati. E per fare questo lavoro è necessario essere vaccinati. Uno dei principi base della medicina è “primum non nocere”, innanzitutto non fare del male. E se un medico o un infermiere, per quanto bravo, è veicolo del virus il male lo fa. E quindi giusto che a questo punto i sanitari che non vogliono vaccinarsi vengano rimossi dal loro ruolo, con tutte le conseguenze del caso, anche economiche. D’altra parte, se vai a fare il soldato non puoi rifiutarti riportare il fucile. Se vai a fare il marinaio non puoi rifiutarti di andare in barca. E così via…