L’Adige, subito dopo l’audizione in quarta Commissione dell’a.d. del della Catullo spa, dr.ssa Scarpa, aveva notato l’inutilità della riunione e il tentativo di nascondere la realtà dietro una cortina fumogena di dati e cifre, scelte accuratamente per sostenere la bontà della gestione Save. Dopo 24 ore non si è fatta attendere la reazione di Stefano Valdegamberi, uno dei pochi politici preoccupati per le sorti dell’aeroporto.
«Ieri abbiamo assistito al nuovo show della dott.ssa Scarpa. La tessitura di proprie lodi ci è sembrata quasi grottesca. Siamo abituati alla propaganda … ma tutto è fermo e gli interventi si sono visti solo a Venezia e negli aeroporti vicini come Bergamo, Bologna e, proprio ultimamente, Linate.»
Non le manda a dire Valdegamberi: «Asserire che non ci fossero i permessi e quindi non si poteva investire su Verona è un’altra falsità tessuta ad arte e posta, come il prosciutto, sugli occhi della platea accondiscendente: nel dicembre del 2015 il Ministero dell’Ambiente aveva approvato il Piano di Sviluppo per Verona, che era stato già ridimensionato negli obiettivi potenziali che il territorio avrebbe meritato. Il Piano SAVE aveva ridotto la capacità recettiva da 80 a 40 mila movimenti aerei l’anno, un colpo al cuore per un territorio che vuole e deve crescere per rimanere competitivo.»
Il consigliere regionale continua dicendo che ci si aspettava «una presentazione di un piano programmatico-operativo di come saranno rilanciati gli aeroporti del Garda nel contesto post pandemico e dove saremo nel 2030. Tale aspettativa è stata delusa. Porre gli accenti su alcuni temi societari per mettere in ombra i problemi reali dello sviluppo sul territorio è riuscito bene e per anni fino ad ora, trovando persino cassa di risonanza in una certa politica locale. Ma la realtà è ben diversa.»
Anche Valdegamberi ha sottolineato che «il “progetto Romeo” non è la soluzione alle potenzialità del nostro territorio che ben altro si merita, ma solo la parziale espansione del terminal partenze.»
E continua: «la dott.ssa Scarpa ci indica adesso che nel periodo 2021-2024 saranno realizzati investimenti complessivi per 99 milioni; quasi la metà sono relativi a manutenzioni che ogni aeroporto necessita continuamente, ma si è ben guardata dall’evidenziarlo.»
Le critiche alla relazione dell’a.d. del Catullo toccano anche l’aeroporto di Montichiari dove verranno investiti solo 17 di quei 99 milioni: praticamente niente, il che significa «commettere un “aeroporticidio”», vista la genialità di trasformare un terminal passeggeri, ancora in ottime condizioni, perfettamente funzionante e che aveva visto transitare oltre 400.000 passeggeri l’anno, in magazzino cargo di risulta: un vero unicum a livello mondiale! Gli scali di Brescia e Verona avrebbero potuto garantire quella capacità aeroportuale essenziale per la crescita del sistema economico del Nord Italia per il medio/lungo termine, ma per la strategia veneziacentrica di SAVE ha polarizzato quasi tutti gli sforzi per lo sviluppo in laguna.»
«Non c’è da rallegrarsi quindi della situazione raccontata e descritta,- conclude Valdegamberi- ma non ci diamo certo per vinti, e confidiamo ravvedimenti operosi delle strategie sin qui proposte.
Nel 2019 la Regione del Veneto è la Regione del Nord Italia che cresce di meno in termini di traffico passeggeri e c’è da essere preoccupati. Questo fatto è riconducibile anche alla strategia di sviluppo imposta da SAVE, con lo spostamento del baricentro di interesse in laguna, castrando gli aeroporti di Verona e Brescia, decretando l’impossibilità di sfruttare l’enorme potenziale del bacino del Garda a tutto vantaggio dei competitors vicini come Bologna, Bergamo e Linate.
Continuiamo così?»