Sabato 3 luglio va in scena il terzo allestimento completamente creato ex novo dal comparto artistico areniano. Sul palcoscenico di Nabucco, capolavoro corale di Giuseppe Verdi e opera tra le più amate nella storia del Festival, salgono stelle dell’Opera provenienti da tutto il mondo accanto a giovani promettenti: l’acclamato baritono Amartuvshin Enkhbat, Anna Pirozzi, Rafał Siwek, Teresa Iervolino, Samuele Simoncini, Carlo Bosi, Romano Dal Zovo, Elisabetta Zizzo. Alla guida dell’Orchestra e del Coro dell’Arena di Verona torna il maestro Daniel Oren.
Terzo titolo a debuttare nel cartellone dell’estate areniana 2021 e terzo più rappresentato in assoluto della storia del Festival, Nabucco è anche l’opera che ha consacrato definitivamente la carriera di Giuseppe Verdi. Scritto in un periodo di lutto e profonda crisi dell’autore nemmeno trentenne, deve la sua nascita all’insistenza dell’impresario scaligero dell’epoca, che costrinse il genio di Busseto a lavorare sui versi del librettista Solera. Il dramma è “biblico” sin dalla definizione del libretto e, con allusioni e citazioni ai testi dell’Antico Testamento, narra la distruzione del tempio di Gerusalemme e la deportazione del popolo ebraico col profeta Zaccaria a Babilonia da parte di Nabucodonosor; a questo affresco storico si intreccia la vicenda romanzata delle figlie di Nabucco: la legittima Fenena e la ferina Abigaille, che contende alla sorellastra sia il trono babilonese sia l’amore d’Ismaele, della nazione nemica. Il successo dell’opera fu clamoroso sin dalla prima alla Scala il 7 marzo 1842, e per il compositore fu un nuovo inizio non solo artistico: la prima Abigaille (ruolo titanico insieme a quello del titolo, per l’impegno richiesto agli interpreti) fu infatti Giuseppina Strepponi, che di Verdi sarebbe diventata la compagna di tutta la vita.
Nabucco è il dramma corale per eccellenza, per la posizione predominante che occupano appunto le masse, sin dalla prima scena nel tempio ma soprattutto per il canto nostalgico e sofferto dei deportati sulle rive dell’Eufrate, il celebre Va’ pensiero. Per portarlo in scena, il team creativo di Fondazione Arena ha deciso di creare un parallelo tra il capolavoro verdiano e la vicenda travagliata del popolo ebraico in Italia nel Novecento, nel rispetto completo della drammaturgia originale ma alludendo ad immagini documentate ed eventi reali, perché la Storia riguarda tutti.
Durante la Sinfonia iniziale, un percorso fotografico scorre sui ledwall delle ampie scenografie digitali: si tratta del materiale proveniente dal MEIS di Ferrara, il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, custode di memorie antiche e recenti. Per la locandina infatti è stata scelta un’immagine simbolica, vicina alla storia rappresentata in scena e a quella di Verona: la distruzione del Ghetto ebraico nel centro storico veronese, avvenuta circa un secolo fa, all’ombra della torre dei Lamberti.
«Per il MEIS – spiega il Presidente Dario Disegni – è un onore collaborare con una realtà come la Fondazione Arena di Verona, vero e proprio simbolo dell’eccellenza nostrana. Il Nabucco di Giuseppe Verdi è un’opera senza tempo che rappresenta perfettamente lo spirito del nostro Museo, impegnato a raccontare la storia, il ruolo, le influenze culturali degli ebrei in Italia».
«Dopo essere stati contattati dall’Arena di Verona – aggiunge il Direttore del MEIS Amedeo Spagnoletto – ci siamo subito attivati per individuare delle immagini significative che condensassero duemila anni di storia degli ebrei in Italia. Un percorso iconografico che non sarebbe stato possibile senza i musei, i siti archeologici e le comunità ebraiche che hanno condiviso con noi i loro tesori. Chi vedrà Nabucco all’Arena viaggerà per l’Italia ebraica da Sud a Nord».
L’opera va in scena sabato 3 luglio alle 21 per la prima di otto recite. Protagonista eponimo è il baritono di origini mongole Amartuvshin Enkhbat, voce verdiana acclamata in tutto il mondo, insieme all’altra beniamina areniana Anna Pirozzi, soprano drammatico di agilità nei panni di Abigaille; il basso polacco Rafał Siwek dà voce ieratica a Zaccaria, accanto alla Fenena della giovane Teresa Iervolino e all’Ismaele di Samuele Simoncini. Completano il cast il fido assiro Abdallo di Carlo Bosi, il Gran Sacerdote di Belo di Romano Dal Zovo e la giovane Anna di Elisabetta Zizzo. Con il Ballo, sono in scena numerosi mimi, figuranti, il Coro istruito da Vito Lombardi e l’Orchestra diretta da Daniel Oren, che fa il suo ritorno all’Arena di Verona dove ha da poco festeggiato le 500 applauditissime serate sul podio.
Nel corso delle otto recite 2021, tutte dirette dal maestro Oren fino al 1° settembre, ai cantanti della prima si alterneranno altre grandissime voci internazionali, particolarmente acclamate in questi ruoli verdiani, accanto a talenti emergenti: nel ruolo del titolo i baritoni Luca Salsi, Sebastian Catana, George Petean, come Abigaille i soprani Saioa Hernández e Maida Hundeling, come Zaccaria i bassi Vitalij Kowaljow e Michele Pertusi, come Fenena Annalisa Stroppa e Géraldine Chauvet, come Ismaele Riccardo Rados, come Gran Sacerdote Nicolò Ceriani e Elena Borin come Anna.
Repliche: 17, 24 luglio ore 21.00
6, 13, 20, 26 agosto ore 20.45
1 settembre ore 20.45