Caro Direttore,
il nostro Codice Penale – a firma del Re Vittorio Emanuele, di Benito Mussolini e del Guardasigilli Rocco, come ama ricordare l’ex P.M. Carlo Nordio, ed entrato in vigore esattamente il 1° luglio del 1931 – da ormai 90 anni prevede come reati la diffamazione, l’ingiuria e quant’altro ogniqualvolta sia leso un bene giuridico come la reputazione e l’onore, aggravate dall’avere agito per motivi abbietti (come sono quelli che fanno leva sulla sessualità) o futili.
Nel nostro Paese l’ossessione compulsiva di creare sempre nuove figure di reato si scontra con l’elementare principio che il diritto penale non può essere lo strumento/clava che punisce i comportamenti “incivili” legati (in questo caso) alla discriminazione non solo basata sul sesso o sul genere, ma anche alla religione o alla “razza”: ovviamente quando ciò non sfoci nella diffamazione o nell’ingiuria come ho sopra appena detto.
Il DDL Zan (o meglio: lo scarabocchio di legge da tanto è scritto male) vuole solo introdurre un postulato, cioè piantare una sorta di bandierina e sotto il profilo squisitamente costituzionalistico oltre che penalistico spero vivamente che venga prima o poi severamente e definitivamente censurato. In sostanza, il DDL in questione non è altro che una scorciatoia per evitare il percorso – difficile, forse lungo ma senz’altro poderoso e vincente – di ripensare alla educazione (delle giovani generazioni lasciate nella DAD oltre che) della “società civile” come in modo insopportabile viene chiamata la gente quando fa comodo all’oratore di turno.
Rimandare tutto alle aule del Tribunale è esattamente come facevano i genitori di Woody Allen nel film “Prendi i soldi e scappa”: abbiamo educato nostro figlio ai valori del Vangelo insegnandoglielo a bastonate… Non è un caso che il DDL sia quotidianamente e severamente criticato da più parti, anche da coloro che in un modo o nell’altro potrebbero essere soggetti passivi dei reati ipotizzati. Ma, per la miseria: vi pare possibile che una norma penale definisca il sesso? Insomma, non sembra altro che una sorta di alter ego dell’inginocchiarsi per il BLM: non ci si inginocchia perché antirazzisti il che sarebbe addirittura “banale” in quanto è self evident il gravissimo tema.
Ci si inginocchia ad minchiam (come diceva il compianto Prof. Scoglio) perché nessuno – ribadisco: nessuno! – conosce veramente la storia del movimento BLM e soprattutto il suo manifesto politico, che invito caldamente a leggere con attenzione senza fermarsi alla prima riga. Se una persona di media intelligenza leggesse il manifesto politico del BLM, col piffero che si inginocchierebbe. Ugualmente: se fosse spiegato seriamente il DDL Zan ben pochi lo voterebbero, almeno così come è scritto. Alla prossima, Direttore: il tema, purtroppo, è lungi dall’essere perimetrato da queste poche righe.
Indro Golarsi