Sono anni che se ne parla, ma adesso è arrivato il momento giusto. La pandemia ha evidenziato quanto sia urgente riformare la medicina territoriale. L’obiettivo è scaricare gli Ospedali e di dare un nuovo ruolo ai medici di famiglia. Presidiare il territorio in maniera efficiente e dare impulso all’assistenza domiciliare significherebbe dare un servizio migliore ed evitare gli accessi inutili ai Pronto Soccorso, che non occorre spiegare.

In quest’ottica è prevista la creazione di forme organizzativo-professionali per l’assistenza primaria. I medici di famiglia dovranno aggregarsi in unità di servizio che garantiscano la continuità assistenziale h 24, con personale infermieristico, ostetrico e tecnico che permetta quel minimo di attività diagnostica e terapeutica possibile al di fuori dell’Ospedale. E data la carenza di medici nel ruolo dei medici di base dovranno entrare quelli della Guardia Medica (circa 20 mila) che nel nuovo contesto andrà sciolta. 

Ma ora l’attenzione si sta concentrando sempre di più sulla figura dell’infermiere, che la pandemia ha dimostrato importantissima. A giorni la Commissione Sanità del Senato  discuterà un ddl del sen. Marinello su “Introduzione della figura dell’infermiere di famiglia e disposizioni in materia di assistenza infermieristica domiciliare”. L’infermiere di famiglia potrà così affiancare il medico di famiglia ed il servizio domiciliare potrà funzionare come deve e gli Ospedali saranno sgravati di tutte quelle prestazioni che allungano i tempi in maniera a volte intollerabile.

Resterà da stabilire, una volta istituita la figura de” l’infermiere di famiglia”, il suo inquadramento professionale: dipendente dal SSN o autonomo? Ma questa è un’altra questione ancora. Un passo alla volta. Ma avanti.