Inizia oggi al Senato – qui il nostro video – il difficile cammino del DDL Zan (già approvato dalla Camera), che deve superare le obiezioni dei movimenti provita, della Chiesa dei franchi tiratori di Italia Viva e PD e dell’opposizione. Il partito della Meloni ha schierato i suoi pezzi da ’90 per illustrare le motivazioni di una battaglia che, come dice l’avv. Maddalena Morgante, responsabile regionale del Dipartimento Pari Opportunità, Famiglia e Valori non negoziabili di FdI, « il partito sostiene da mesi, prima ancora che il tema fosse in testa all’agenda della politica come oggi».
Assieme a lei l’on. Ciro Maschio, responsabile provinciale, il coordinatore regionale sen. De Carlo a sostenere la posizione che è diventata un caposaldo della destra italiana su un argomento particolarmente sensibile, come quello dell’omo-trans-fobia. L’incontro è stato preceduto dal saluto del Sindaco Federico Sboarina che, com’è noto, da qualche settimana ha aderito a FdI.
Tutti i relatori hanno sottolineato come quest’ultima battaglia della sinistra stia diventando un boomerang. Se, come ha osservato Maschio, il ddl Zan non passerà, per la sinistra italiana sarà una sconfitta cocente. «D’altra parte – ha osservato la Morgante- è una legge inutile, non sentita, perché l’Italia non ha problemi di discriminazione nei confronti degli omosessuali. E non lo dico io – aggiunge- lo dice l’Oscat, l’osservatorio del Ministero degli interni sulle discriminazioni. Ne segnala 26 su tutto il territorio nazionale. Non è quindi un problema, come confermato anche dall’analogo osservatorio dell’Unione Europea».
E’ un’altra legge speciale che va a colpire dei reati già previsti dal Codice Penale come aggravanti (art.61) e quindi doppiamente inutile. Inoltre è un provvedimento pericoloso, liberticida e incostituzionale perché va a limitare delle libertà sancite da precisi articoli della Costituzione e precisamente l’art.3 che riguarda le libertà formali e sostanziali, l’art. 20, 21 e 30 che tutelano la libertà di parola, di pensiero, di espressione e di religione. «E soprattutto- conclude Maddalena Morgante- sposta la funzione educativa dalla famiglia allo stato. Il che per noi è inaccettabile»