I dati sulla disoccupazione femminile, sull’abbandono del lavoro da parte delle neo-mamme, sulla natalità sempre più ridotta e sull’invecchiamento della popolazione nel nostro Paese sono impietosi. Le difficoltà di organizzare i presidi sanitari di prossimità, i trasporti scolastici e gli altri servizi alla persona mostrano un Paese incapace di trovare soluzioni per favorire un vero bilanciamento tra il lavoro e la vita delle persone. Eppure ci sono esperienze positive cui guardare: sono le aziende, sempre più numerose, che scelgono di adottare politiche di conciliazione nella propria organizzazione: esempi cui guarda anche il Ministero per le Pari Opportunità. Una di queste è Vecomp, azienda veronese con oltre 60 dipendenti specializzata in soluzioni informatiche per imprese e studi professionali, che festeggia in queste settimane i 40 anni dalla fondazione. E proprio domani, venerdì 23 luglio, Vecomp riceverà, unica azienda veronese inserita fra 45 organizzazioni private e pubbliche, riceverà il certificato Family Audit Executive, che attesta la capacità di intraprendere azioni di conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro.

“Nel percorso che contrassegna questa certificazione abbiamo impostato un triennio in cui, affiancati da una consulente, abbiamo realizzato un piano aziendale ispirato allo sviluppo organizzativo dell’azienda e alla volontà di rispondere alle esigenze manifestate dai dipendenti”, sottolinea Sara Battistin, che in Vecomp è responsabile Qualità e referente del Progetto Family Audit. Quindi non qualcosa calato dall’alto, “ma un’attenta attività di ascolto e condivisione tra i collaboratori, veri protagonisti di questa evoluzione.” Il Family Audit ha infatti come obiettivo il favorire un cambiamento organizzativo nelle aziende che l’hanno adottato: orari più flessibili, meno burocrazia, miglioramento della comunicazione interna, valorizzazione delle competenze, introduzione di strumenti di welfare aziendale.

Vecomp numeri

Anche se da sola la certificazione non basta. Come spiega Massimo Sbardelaro, fondatore e titolare di Vecomp (nella foto in alto), “il Family Audit ci ha aiutato a renderci conto di quanti fattori di conciliazione in realtà stessimo già utilizzando, e li abbiamo messi a sistema. Da oltre vent’anni in azienda favoriamo il part-time per chi lo richiede, investiamo su un ambiente smart, in cui sia bello e funzionale lavorare. Invito i miei collaboratori a momenti culturali organizzati nella sede di Vecomp, sosteniamo scuole e attività educative. Ben prima della pandemia, abbiamo lanciato lo smart working come una delle modalità di lavoro tra cui ogni collaboratore poteva scegliere. Certamente la certificazione ci ha poi stimolato a sviluppare nuove idee e soluzioni, soprattutto facendoci conoscere nuovi modelli e diverse esperienze di conciliazione”.

A oggi lo standard Family Audit si è diffuso su tutto il territorio nazionale anche grazie agli accordi firmati con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia – e con l’adesione di alcune regioni come il Veneto, la Puglia e la Sardegna o con singoli enti. “Siamo ancora in pochi, ma queste 45 aziende certificate in tutta Italia devono essere un inizio”, aggiunge Sbardelaro, “perché solo una crescita organizzativa permetterà al nostro tessuto imprenditoriale di continuare a crescere anche sotto il profilo della competitività”.

L’evento di consegna del certificato Family Audit Executive è in programma domani alle 10.30 a Roma, nella Sala del Parlamentino (ex biblioteca CNEL di Via di Villa Ruffo, 6). Saranno presenti il ministro per le Pari Opportunità e Famiglia Elena Bonetti, il capo Dipartimento Politiche della famiglia Ilaria Antonini, l’assessore della Provincia autonoma di Trento Stefania Segnana e il capo Dipartimento del personale della Presidenza del Consiglio dei Ministri Francesca Gagliarducci. Conclusa la sperimentazione, 45 organizzazioni riceveranno quindi il certificato Family Audit Executive, comprese le realtà aziendali i cui iter di certificazione avevano subito rallentamenti a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Le aziende hanno realizzato in totale oltre 1400 attività, con quasi 64 mila occupati coinvolti (di cui 22 mila donne e 42 mila uomini). Queste attività hanno riguardato sia l’organizzazione del lavoro che la cultura e il welfare aziendale, la comunicazione, il welfare territoriale e le nuove tecnologie.