Mentre tutti sono distratti dalla pandemia e dai problemi economici che ne sono conseguiti Gianni Dal Moro, deputato del Pd, interviene su “Il Foglio” per lanciare l’allarme su una questione altrettanto grave, anche se al momento oscurata dall’emergenza: la crisi della democrazia rappresentativa che « trova ogni giorno più evidenza con i ripetuti e sempre più gravi tentativi di esautorare il Parlamento. Una pratica – spiega Dal Moro- che purtroppo dura da tempo e che si è accentuata nell’ultimo decennio e in modo rilevante durante la pandemia…»
Il parlamentare veronese mette in guardia dallo svuotamento delle funzioni del Parlamento che «di fatto riduce sempre più gli spazi della democrazia rappresentativa» e rileva come le decisioni che riguardano la vita di tutti noi vengano ormai prese a livello internazionale. Per non parlare di quello che accade con la pandemia, dove i passaggi parlamentari delle decisioni dell’esecutivo sono considerati poco più di una perdita di tempo. «Lo si dice esplicitamente: il governo ha deciso, il Parlamento approvi velocemente senza modificare».
E per non perdere tempo, aggiunge Dal Moro, siamo al “monocameralismo di fatto”. Tutto viene deciso da una sola delle Camere, l’altra si limita a ratificare.
«Credo sia giunto il momento che il Parlamento affronti seriamente il tema, l’emergenza non può giustificare la delegittimazione della rappresentanza parlamentare».
Era ora che qualcuno lanciasse l’allarme. E che lo faccia un rappresentante autorevole del Partito Democratico, che nell’ultimo decennio è sempre stato allineato alla tendenza dell’establishment che ha portato a questa situazione, dimostra due cose. La prima che Dal Moro è un politico di spessore con un’autonomia ed un’onestà intellettuale che meritano stima e rispetto. La seconda che qualcosa comincia a muoversi anche a sinistra. A nessuno che sia in buonafede può sfuggire il fatto che se da un lato la sovranità nazionale è stata svuotata dalla globalizzazione e dall’Europa, dall’altro la democrazia non funziona più come dovrebbe e quindi il popolo non è più “sovrano” come lo definisce la Costituzione. Sono diec’anni che il capo del governo non è eletto da nessuno e soprattutto è venuta meno la funzione dei partiti, privi di qualsiasi forma di democrazia interna, quali cinghia di trasmissione fra gli elettori e le istituzioni. Ben venga allora l’allarme di Dal Moro.