Il Tar del Lazio riunito collegialmente ha esaminato ieri il ricorso presentato dal Chievo, ma solo stamattina è stato possibile conoscere l’esito. Il ricorso è stato respinto poiché la situazione debitoria della società di via Galvani è stata ritenuta incompatibile con le norme regolamentari che definiscono i criteri per la partecipazione al campionato di serie B. E’ stato confermato quanto decretato dal giudice monocratico della giustizia amministrativa e quanto aveva deciso precedentemente quella sportiva ( Figc e Coni).
Il ricorso della società di Campedelli era stato curato da un collegio di avvocati di tutto rispetto, fra i quali l’avv. Bernardo Giorgio Mattarella, il figlio del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Ma non c’è stato niente da fare.
Il Chievo, quello della favola, non c’è più. Ora, grazie alla dichiarazione del Sindaco di Verona tesa a salvare il “titolo sportivo”, forse potrà ripartire dalla serie D. Altrimenti dai dilettanti. Ma questo è un altro capitolo. Questa è tutta un’altra storia che L’Adige seguirà perché potrebbe essere l’inizio di una nuova forma di coinvolgimento della gente in quel grande fenomeno culturale e popolare che è il calcio.