(di Bulldog) Dobbiamo decidere una cosa sola, ed una soltanto: il Chievo, come tutte le altre società sportive, è un asset o no della Città? Se non lo è, allora debbono cessare immediatamente tutti gli aiuti pubblici a tutti gli sport, dato che non sono essenziali alla crescita di Verona. Siccome così non è – le società sportive professionistiche, di qualunque disciplina, sono la punta di diamante di un movimento dilettantistico che non soltanto tiene lontano dalla strada ed educa i nostri figli, ma che è esso stesso un fattore economico e reputazionale della  nostra comunità – dobbiamo avere il coraggio di fare di più per il Chievo.

E se siamo d’accordo su questo, non possiamo che vedere come pernicioso il botta-e-risposta fra Campedelli e il Sindaco sulle vicende della squadra della Diga. Non è questa l’ora di scaricare accuse o di giocare vicendevolmente a chi ce l’ha più lungo.

L’intervista di Campedelli a TeleNuovo ha mostrato perfettamente il grave momento dell’uomo-imprenditore che, per crisi di liquidità, sta rischiando di veder sfumare il lavoro dei suoi ultimi trent’anni e l’eredità del padre. Ma cancelliamo subito quel suo imbarazzo: lo Stato è creditore di tutti gli imprenditori italiani: a volte soltanto per 30 giorni, altre volte per anni. Il debito verso la Repubblica scatta alla prima fattura emessa e per questo l’Agenzia delle Entrate prevede piani di pagamento rateali sapendo perfettamente che le imprese italiane sono ampiamente sottocapitalizzate e, in questo momento storico, non sufficientemente supportate dal sistema bancario. I soldi entrano in cassa e da lì in avanti è un delirio. Chi sostiene il contrario non ha mai fatto impresa e, dunque, non sa di che parla. E’ un moralista col posto fisso.

Il Chievo ha sbagliato? Forse sì, e alzi la mano chi non l’ha mai fatto. Ha commesso un reato non pagando? In realtà no, dato che lo Stato ha accettato di rateizzare il suo credito. Il Chievo non ha omesso guadagni, è in ritardo nel pagare. Ma vuole farlo e ci pagherà sopra un bel po’ di interessi, il che è un affare per la Repubblica che incasserà molto di più. Non è un evasore fiscale né un elusore. In aggiunta a ciò, va detto che dal febbraio 2020 gli stadi sono vuoti per legge e mancano gli incassi del botteghino che magari non sono la fonte principale di reddito ma, come tutti gli imprenditori sanno, avere cassa ogni settimana, poco o tanta che sia, aiuta a gestire i debiti da pagare. Quindi, la crisi di cassa attuale non è nemmeno del tutto imputabile alla gestione Campedelli.

Il calcio italiano ha fatto finta di non sapere queste cose. Come non sa – ovviamente – dei problemi finanziari dei club maggiori o dei piani di rientro dai debiti di più di una squadra italiana a “babbo morto”, o dei milioni di tasse non pagate da tantissime squadre.

Ma come per l’Hellas – che paga il fatto di aver dimostrato che si può vincere sul campo a dispetto dei soldi – anche per il Chievo è scattata la punizione: una squadra di quartiere non può esistere nel calcio degli sceicchi. O sei del club, o te ne vai.

Davanti a questo, Verona deve dimostrare che non intende farsi mettere sotto; che  non vuole cedere; che non intende rinunciare alle sue realtà professionistiche che sono un incubatore di talenti e competenze.

Si dice, il Chievo deve dei soldi alla comunità per l’affitto del Bentegodi. Ma se fallisse, quei soldi noi li perderemmo in toto. Tanto vale un intervento straordinario, trasformando – se si potesse, non lo so, magari se avessimo un fondo sovrano cittadino forse sì…  – quel credito in capitale e mettendo il gonfalone della Città a difesa del patrimonio sportivo scaligero.  Non cambierebbe di molto la sostanza, ma dimostrerebbe ai padroni del vapore che Verona non ci sta. E siccome i padroni del vapore non sono gli eroi delle Termopili, magari questo basterebbe a fermare loro e questo  “cupio dissolvi” che ci sta avvelenando…

Ma se oggi ci dividiamo nuovamente fra  Montecchi e Capuleti, fra Hellas e Chievo e Virtus ecc ecc,  facciamo il gioco di chi ci vuole, anche nello sport, sudditi e non sovrani. Una bella responsabilità…