(di Giorgio Massignan) Verona possiede uno tra i più importanti patrimoni di architettura asburgica d’Europa. Si tratta di un vero e proprio museo diffuso, che andrebbe inserito nella pianificazione urbanistica del territorio. I bastioni, che il feldmaresciallo Josef Radetzky, fece trasformare e rinforzare dall’ingegnere militare Franz von Scholl, potrebbero essere una prima tappa di un percorso museale all’interno di un parco urbano, l’ipotetico Parco delle Mura, collegato con quello dell’Adige. A nord, sulla collina, i forti Sofia e San Mattia, con le quattro torri Massimiliane, e forte San Felice, potrebbero rappresentare una seconda tappa, all’interno dell’ipotetico Parco della Collina.
Le antiche fortificazioni collinari e le lasagne, rappresentano un sistema storico-culturale all’interno di un ambito paesaggisticamente prezioso.
La terza tappa, potrebbe essere il Primo Campo Trincerato, un sistema di 12 forti realizzati dopo i moti del 1848, all’esterno delle mura magistrali, da forte Chievo a forte Santa Caterina. Si trovano in una fascia verde che circonda la città e sarebbero il punto di partenza dei vari percorsi pedonali e ciclabili che potrebbero collegare i diversi parchi.
La fortuna di avere conservato: i bastioni, un’ampia cintura verde non edificata a ridosso del centro della città; la Spianà, una grande area spianata e libera da edifici, tra San Massimo, Chievo e Borgo Milano; la rete di fortificazioni collinari; e il Primo Campo Trincerato; offre l’occasione per progettare una reale riqualificazione ambientale e culturale del nostro territorio.
Pianificando i sistemi difensivi austriaci, organicamente alla progettazione urbanistica della città, sarebbe possibile realizzare e mettere in relazione il parco dell’Adige, con il Primo Campo Trincerato e con gli ipotetici Parco delle Mura e della Collina.
Inoltre, coordinando il sistema del verde e delle strutture fortificate, alle costruzioni realizzate dagli austroungarici tra il 1847 e il 1865, tra cui: Castel San Pietro, l’Arsenale di artiglieria, l’Ospedale di Santo Spirito e la provianda di Santa Marta, si avrebbe la possibilità di predisporre un vero e proprio museo diffuso dell’architettura austriaca; e sarebbe la quarta tappa.
Ovviamente, le destinazioni d’uso dei vari manufatti storici, andrebbero definite sulla base del contesto in cui sono inseriti; rispettando l’ambiente, la storia e le tipologie architettoniche; ed evitando di valutare gli edifici austriaci solo sull’utilizzo della loro volumetria.