(di Salvatore Liaci e Giorgio Musso*) La crisi causata dall’epidemia di Covid-19 ha avuto ripercussioni rilevanti su molti settori dell’economia italiana. Tra questi figura anche quello del calcio professionistico, cioè l’insieme delle società di calcio di Serie A, Serie B e Lega Pro. L’impatto del Covid sul calcio è osservabile dal risultato economico aggregato dei club prima degli oneri finanziari e delle imposte (Earnings Before Interest and Taxes, EBIT). Questo è risultato negativo per 0,7 miliardi nella stagione 19-20 e per 1,4 miliardi nella 20-21, mentre nello scorso decennio è stato negativo di 0,3 miliardi in medi. La perdita dell’EBIT nelle stagioni 19-20 e 20-21 attribuibile al Covid è stimata in circa 1,1 miliardi, principalmente per mancati ricavi da ingresso negli stadi (340 milioni) e minori ricavi da sponsor e attività commerciali (240 milioni).
A fronte delle conseguenze economiche della pandemia, le misure di sostegno adottate dal Governo per il calcio professionistico sono state modeste. L’unico intervento specifico è arrivato con il decreto “Sostegni Bis” nel maggio del 2021, che ha previsto contributi a fondo perduto anche per le società professionistiche per coprire parte delle spese sanitarie (tamponi e sanificazione). L’accesso al contributo è stato però destinato alle sole società con un valore della produzione al 2020 inferiore a 100 milioni di euro, escludendo così circa metà dei club di Serie A. Di conseguenza, dei 35 milioni stanziati dal decreto per il settore calcistico, soltanto 5 milioni sarebbero destinati alla Serie A.
In linea di massima, le società calcistiche potevano comunque ricorrere alle misure che il governo ha adottato per sostenere le imprese. Ad esempio, queste rientravano tra le beneficiarie dei contributi a fondo perduto previsti dai decreti Ristori. Tuttavia, i decreti stabilivano un tetto per singolo contributo di 150.000 euro, cioè lo 0,2 per cento della mediana del valore della produzione della Serie A. Tali contributi possono essere stati quindi d’aiuto per le piccole società di calcio, ma poco rilevanti per i club delle serie maggiori. Uno strumento più adatto alle società professionistiche è invece la garanzia statale sui prestiti prevista dal programma “Garanzia Italia” di SACE S.p.A. Tuttavia, solo pochi club di Serie A hanno fatto ricorso ai prestiti garantiti (tra questi Genoa, Sampdoria, Udinese e Roma). Il motivo non è chiaro, ma è ipotizzabile che alcune società rientrino nella fattispecie di imprese in situazione di difficoltà antecedente alla pandemia, che sono escluse dei beneficiari delle garanzie.
Cosa hanno fatto gli altri paesi europei?
Le misure di sostegno per il calcio adottate all’estero non sono state diverse rispetto a quelle italiane. Anche nei principali paesi europei i contributi a fondo perduto sono stati destinati perlopiù a club piccoli e dilettanti, mentre non vi sono stati rilevanti ristori a quelli delle serie maggiori. In Inghilterra, ad esempio, il governo ha varato due misure: un piano di sovvenzioni e prestiti da 28 milioni di sterline per tutte le divisioni della National League (calcio semi-professionistico) e uno da 10 milioni di sterline solo per le ultime divisioni.
I club europei delle leghe maggiori sono invece ricorsi prevalentemente alle garanzie statali sui prestiti (o finanziamenti agevolati), anche in misura maggiore dei club italiani. In Spagna, le società dei primi due campionati hanno ottenuto garanzie per complessivi 350 milioni di euro, di cui l’80 per cento concentrato in soli tre club (Real Madrid, Barcellona e Atletico Madrid). Le maggiori garanzie ottenute dai club spagnoli rispetto a quelli italiani potrebbero dipendere dal fatto che la misura non esclude le società in difficoltà finanziaria prima del Covid (il Barcellona, ad esempio, pur avendo una situazione finanziaria precaria, ha ottenuto 92 milioni di garanzie sui prestiti).
Nel Regno Unito, l’Arsenal e il Tottenham hanno fatto ricorso a finanziamenti a breve termine, rispettivamente di 120 e 175 milioni di sterline, erogati a condizioni favorevoli dalla Bank of England. Altri club non sono riusciti a ottenere la stessa linea di credito in quanto non presentavano un adeguato rating creditizio.
La Francia rappresenta un caso particolare perché il governo ha interrotto e non più ripreso la stagione 19/20. Ciò ha determinato un calo degli introiti televisivi maggiore che in altri paesi, che ha spinto il governo ad adottare maggiori misure destinate ai club professionistici. Nel maggio del 2020 il governo ha stanziato delle garanzie sui prestiti (fino al 25 per cento del fatturato dell’anno precedente) per i club di prima e seconda divisione. Nell’autunno del 2020, il governo ha poi stanziato 48 milioni di ristori per i club professionistici per compensare parte dei mancati ricavi dalla vendita dei biglietti (con un tetto di 5 milioni per singolo club). Anche se un club avesse accesso al massimo contributo, questo rimarrebbe comunque una percentuale molto ridotta del fatturato: la lega francese ha quindi richiesto nuovi e consistenti ristori al governo.
(* Osservatorio Conti Pubblici Italiani)