(di Camilla Cusumano-Marco Michelon) Siamo al termine di un’altra estate che ogni anno vede il propagarsi del fenomeno dell’abbandono degli animali d’affezione. I dati sono impietosi, secondo le stime della Lav ogni anno in Italia vengono abbandonati in media 50.000 cani e 80.000 gatti.
Il problema non è circoscritto unicamente al randagismo. Più dell’80% degli animali abbandonati rischia di morire a causa di stenti o in incidenti stradali, dal momento che spesso vengono lasciati sui cigli delle strade, tra l’altro mettendo in pericolo anche l’incolumità degli automobilisti.
Non ci si sofferma forse a sufficienza sull’aspetto psicologico dell’animale abbandonato. Illuminante a riguardo una pubblicità contro l’abbandono che ha tentato di sensibilizzare il pubblico attraverso un’immedesimazione nell’animale. La pubblicità iniziava con due genitori che adottavano una bambina presso un orfanotrofio. Inizialmente era oggetto di grande attenzione da parte dei genitori e della sorellina, in seguito tali attenzioni diminuivano drasticamente fino a trasformarsi in una vera e propria intolleranza. La pubblicità continuava con la scena in cui il padre di famiglia portava la bambina a giocare in uno spazio aperto e lontano da casa, le lanciava la sua bambola, ed appena la bambina si allontanava per prenderla, il padre se ne andava in macchina lasciandola sola. La bambina in un primo momento inseguiva la macchina, poi spaventata e basita rimaneva ferma immobile in attesa del ritorno del padre adottivo. Nella scena finale, la bambina si trasformava in un cucciolo di cane. Messa in questi termini la vicenda non può che suscitare un sentimento di riprovazione in qualunque cittadino.
Per tutte queste ragioni il legislatore ha deciso di sanzionare tale viltà. L’art. 727 codice penale punisce chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività. La norma si riferisce sia agli animali di affezione, sia agli animali esotici o selvatici che abbiano perso l’attitudine alla sopravvivenza propria degli animali liberi e dunque siano abituati alla vita in cattività, qualora siano abbandonati a sé stessi. Il concetto di abbandono deve essere inteso in senso ampio, ricomprendendo non solo l’abbandono propriamente detto, ma anche la semplice trascuratezza, disinteresse, mancanza di attenzione.
Tuttavia alla luce dei dati suesposti, appare evidente l’insufficienza delle tutele attualmente previste nel nostro ordinamento.
A questo proposito vi sono vari disegni di legge che prevedono nuove fattispecie di reato ed un inasprimento delle pene per i reati contro gli animali.
Con riguardo alla fattispecie dell’abbandono il disegno di legge n. 1078 dell’attuale legislatura prevede ad esempio un aumento della pena: l’attuale pena alternativa (dell’arresto fino ad un anno o dell’ammenda da 1000 a 10.000 euro) viene sostituita con la pena congiunta (dell’arresto da 1 a 3 anni e dell’ammenda da 2.500 a 25.000 euro). Un’altra forma di tutela vuole essere introdotta dal disegno di legge n. 76 dell’attuale legislatura secondo la quale chiunque trovi un animale vagante è tenuto a darne prontamente avviso alle autorità competenti oltre all’obbligo di assistenza nel caso in cui trovi un animale ferito. Queste proposte possono essere il giusto punto di partenza per una riduzione di queste condotte riprovevoli.